Tutto era pronto: gli infissi, i sanitari, la recinzione. Tutto in ordine per ospitare la prima famiglia di Sinti reggiani, in quella microarea di via Felesino a Roncocesi che per mesi era stata oggetto di polemiche durissime. Ancora pochi giorni e il Comune avrebbe brindato a un progetto che lo stesso sindaco Graziano Delrio aveva annunciato lo scorso anno al congresso del suo partito. Quel brindisi si è infranto nella notte tra martedì e la vigilia di Natale, «macchiato» da almeno due bombe molotov e dal lancio di pietre che hanno devastato la microarea. Un attentato incendiario sul quale sta indagando la polizia. Gli investigatori stanno anche cercando di fare luce su un altro episodio inquietante: una svastica incisa sull’auto del sindaco.
La notte precedente all’attentato incendiaro, davanti all’abitazione del sindaco, qualcuno ha preso di mira la sua auto incidendo con un chiodo, una svastica. «E’ stata una bravata - minimizza Delrio - sono molto più preoccupato per quanto successo nella microarea in via Felesino».
Subito gli investigatori - coordinati dal sostituto procuratore Luciano Padula - hanno iniziato a lavorare transennando tutta l’a rea che ospita la «campina».
Gli agenti della squadra «Volanti», allertati da alcuni tecnici comunali, hanno ritrovato sia i resti delle bottiglie incendiarie sia alcune delle pietre che erano state utilizzate per infrangere i vetri della struttura. Al lavoro anche gli esperti della Scientifica che hanno setacciato tutta la zona a caccia di possibili tracce lasciate dagli autori dell’attentato.
In via Felesino si è precipitato anche il sindaco Graziano Delrio: «Tutti gli elementi portano a ritenere che si tratti di un’azione premeditata - ha detto il primo cittadino - il cui significato è chiaramente di ostilità e odio. Reggio è una città civile, che rifiuta l’odio ed è estranea a questa subcultura violenta e barbara, da cui trae linfa chi vuole intimidire e inibire l’inclusione sociale e la convivenza armoniosa tra le persone. Non ci lasciamo intimidire».
La microarea di via Felesino, oggetto da tempo di polemiche politiche, dovrebbe rappresentare un primo passo nella realizzazione sperimentale, da parte dell’amministrazione comunale, di microaree per famiglie nomadi sinte. «Con grande amarezza - ha aggiunto il sindaco - vedo bruciata l’abitazione pronta ad accogliere una famiglia reggiana sinta, onesta, con minori disabili e anziani. Una famiglia che con il Comune ha sottoscritto un patto di diritti e doveri nell’ambito di un percorso di inclusione sociale, che prevede scuola e lavoro».
La zona dove sorge la microarea è in aperta campagna, lontano dalla zona residenziale di Roncocesi. E’ anche per questo che le indagini potrebbero risultare ancora più difficili perché nessuno, almeno per il momento, pare abbia visto movimenti sospetti vicino alla «campina».
Sono due le piste investigative che gli uomini della Mobile stanno seguendo: la pesante bravata di un gruppo di ragazzini e l’atto intimidatorio indirizzato al sindaco per contestare le sue scelte. Non si esclude che ad agire possa anche essere stato un gruppo di estremisti, spinto da ideali xenofobi. Anche se questa pare l’ipotesi investigativa meno battuta.
Tutto il materiale ritrovato nell’area di via Felesino è stato sequestrato e messo a disposizione degli esperti della Scientifica che stanno analizzando sia i frammenti di bottiglia sia le pietre utilizzate per il raid notturno. Al lavoro anche i tecnici dei vigili del fuoco per stabilire con precisione la qualità del liquido infiammabile.
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