Il Comune di Milano si appresta a varare un nuovo regolamento per gli undici “campi nomadi” di Milano. Ma per alcuni mesi deve fare ancora i conti con il Prefetto Lombardi, commissario straordinario per la Lombardia, che sta tenendo ferma sul suo tavolo la proposta del Comune di Milano.
Secondo l’assessore Mariolina Moioli (in foto) sarà l'esempio di Triboniano e del patto di legalità e solidarietà, sperimentato negli ultimi mesi, a fare da “stella polare” per qualsiasi politica sul tema. Non si parlerà più di “campi nomadi” ma di «aree di sosta transitorie destinate alle minoranze rom e sinti». Inoltre, chi vivrà in queste aree dovrà pagare circa 60/100 euro al mese al Comune di Milano.
Fin qui tutto bene, anzi benissimo. Ma è in agguato l’imbroglio perché per Mariolina Moioli ogni famiglia Rom e Sinta dovrà entro tre anni avere un reddito che le permetta di comprare una casa. Come? Questo non lo spiega ma afferma che tra tre anni chi non ce la farà sarà cacciato da Milano. La Moioli afferma: «Un paio di coppie che vivevano in un campo hanno deciso di venirne fuori. Si sono trovati un lavoro e poi hanno fatto un mutuo per una casa. Una casa vera. Segno che questa strada si può e si deve tentare ».
Secondo Mariolina Moioli dietro le formule lessicali si nasconde un obiettivo: «Bisogna superare il concetto di campo nomadi, dove persone che in realtà sono del tutto stanziali, vivono a tempo indeterminato senza integrarsi».
Ecco quindi il tema dell’integrazione o meglio dell’assimilazione perché questo nuovo regolamento e il progetto che ci sta dietro non è mai stato discusso con i Sinti e i Rom milanesi che lo dovranno subire. Dovranno integrarsi naturalmente sottostando alle regole imposte da palazzo Marino che tra l’altro prevedono presidi fissi delle Forze dell’Ordine davanti alle «aree di sosta transitorie destinate alle minoranze rom e sinti». E chi sgarra, ovvero chi non ubbidisce alle regole, sarà cacciato.
E’ come se il Comune di Milano imponesse a chi vive in un alloggio popolare (ALER) un nuovo regolamento. L’obiettivo? L’uscita dall’alloggio popolare e l’acquisto di una casa entro tre anni. E famiglie saranno cacciate di casa se: non puliscono le scale, ospitano parenti (magari la nonna che viene a trovare i nipoti per Natale), non seguono i corsi di formazione o se entro tre anni, per caso, non ce l’hanno fatta ad acquistare casa a Milano…
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