La commissione Libertà civili del Parlamento europeo ha presentato le conclusioni della sua ispezione di settembre ai “campi nomadi italiani”. Tensioni xenofobe e pessime condizioni di accoglienza anche se c'è qualche passo avanti nella gestione dell'emergenza
A settembre un gruppo di eurodeputati era partito alla volta dell’Italia. L’obiettivo indagare sulle condizioni di vita dei Sinti e dei Rom, valutandone la situazione. La risposta è arrivata il 21 gennaio, quando la commissione Libertà civili del Parlamento europeo ha approvato - con 35 voti a favore e 12 contrari - il rapporto presentato dal suo presidente, Gérard Deprez (in foto).
Nelle 23 pagine di relazione si osserva che la visita "ha permesso di accertare la tensione sociale e il senso di disagio e di insicurezza che sembra propagarsi nella vita quotidiana dei cittadini italiani e stranieri. Si è registrato - si legge nel documento - un aumento degli episodi di xenofobia e razzismo, alcuni dei quali caratterizzati da una violenza senza precedenti".
La colpa, secondo i relatori va anche attribuita alla stampa nazionale, che opererebbe una drammatizzazione eccessiva e esasperata. "Permane – per gli eurodeputati – l'allarme sociale, addotto a giustificazione del pacchetto sicurezza e delle ordinanze d'urgenza - ; un allarme e una tensione che i media sembrano esasperare invece che placare.
I risultati presentati oggi sono stati elaborati dopo una serie di incontri con molti parlamentari italiani e lo stesso ministro dell'Interno. Numerosi pareri sono stati raccolti dalle varie Ong, dalla Croce rossa e dall'Alto commissariato per i rifugiati Onu.
“La condizione del popolo nomade – si legge ancora nella relazione – è stata a lungo sottovalutata dalle autorità pubbliche, tanto da risultare oggi seriamente compromessa”. Passi aventi sembrano comunque essere stati fatti negli ultimi tempi, cercando di rimediare alle “condizioni da favelas” in cui versavano molti “campi nomadi”, tra cui quello del Casilino 900, che ormai da 35 anni staziona a soli dieci chilometri dal centro di Roma.
La relazione dà anche atto dei chiarimenti e delle rassicurazioni date dalle autorità italiane in merito ai “censimenti”. Secondo Roma "l'operazione era intesa a migliorare l'integrazione sociale nella comunità in questione, soprattutto dei minori". Tuttavia le pressione anche in sede europea hanno fatto sì che "non è stata creata né verrà istituita nel futuro alcuna banca dati", e le informazioni raccolte durante il censimento "verranno trattate alla stregua di ogni altra informazione simile". Infine, "nessun individuo minore di 14 anni verrà identificato o sottoposto alla rilevazione delle impronte digitali, senza previa autorizzazione delle autorità giudiziarie".
Alla missione dell'Europarlamento, le autorità italiane avevano anche assicurato che le “circostanze aggravanti” per gli immigrati illegali non sarebbero state applicate ai cittadini comunitari, e che il Governo avrebbe ritirato (come poi effettivamente è avvenuto) il decreto legislativo che criminalizzava la mancata registrazione degli immigrati dopo tre mesi di residenza in Italia.
Secondo il vicepresidente della commissione Libertà tuttavia, la relazione “è durissima nel denunciare le tensioni xenofobe che si respirano in Italia e nel descrivere le pessime condizioni di accoglienza in cui sono costretti a vivere i rom”.
La relazione, anche se approvata a maggioranza, ha visto l’opposizione del capo delegazione di An, Roberta Angelilli, e del leghista Mario Borghezio, che hanno presentato un "parere di minoranza a difesa della verità e del buon nome dell'Italia in Europa", denunciando che il testo "traccia un quadro denigratorio e non realistico della situazione in Italia e sembra mirato ad esprimere un giudizio politico strumentale piuttosto che contribuire alla soluzione dei problemi".
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