giovedì 15 gennaio 2009

Un'anima divisa in due

Silvio Soldini e Roberto Tiraboschi firmano questa sceneggiatura, per un film italiano tra i pochissimi che parlino di Rom e Sinti.
Siamo nei primi anni ’90, e si sente.
Pabe, la protagonista femminile, è ‘la zingara’ del film. Pietro, il Lui della situazione, è un uomo comunissimo, che lavora come vigilante in un grande magazzino milanese. È qui, naturalmente, che i due fanno conoscenza: perché, naturalmente, Pabe è una ladruncola (ma legge anche la mano e mendica, guarda il caso!).
Naturalmente Pietro si innamora di Pabe. Perché è in piena crisi matrimonial-esistenziale, naturalmente!
A causa di questo, Pabe incorre in non pochi fastidi: naturalmente il di lei clan non è d’accordo sull’unione.
I due fuggono, incontrando vari intralci sul loro percorso di coppia mista sui generis.
Fino ad un apparente assestamento, che vede lui ‘zingareggiare’ (lo dice la quarta di copertina!), e lei ‘insediarsi’, ‘accettare l’ordine’ (ahinoi!).
L’ennesimo episodio di razzismo, però, incrinerà questa sorta di equilibrio, apportando una lieve virata verso un finale un po’ meno banale del resto del film.
Anche se gli eventi che si succedono portano a pensare di continuo “…Naturalmente!”, facendo della sceneggiatura un accumulo di prevedibilità e cliché, il film resta uno dei pochissimi esempi italiani in materia. Il che, pur non essendo abbastanza, non è poco.

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