Alla vigilia dell'inizio della discussione al Senato per la conversione del pacchetto sicurezza, le associazioni cattoliche hanno preso carta e penna per esprimere ai senatori il proprio dissenso dalla “lettera e dallo 'spirito” del provvedimento e per presentare le proprie controproposte.
Comunità di Sant'Egidio, Acli, il Centro Astalli gestito dai gesuiti, e l'associazione Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi hanno presentato all'attenzione di Governo e Parlamento alcune proposte per migliorare gli articoli che riguardano alcuni aspetti fondamentali della vita degli immigrati, tra cui il matrimonio, le cure mediche, la residenza, la ''tassa'' sui permessi di soggiorno, il reato di clandestinità, il prolungamento della permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione.
“In ogni genere di crisi economica - ha detto il presidente della Comunità di Sant'Egidio Marco Impagliazzo (in foto) - c'e' bisogno di qualcuno con cui prendersela, di un capro espiatorio. In Germania, nel '29, furono gli ebrei, e per questo ci fu l'antisemitismo”. Impagliazzo ha messo anche in evidenza che, grazie alla legislazione italiana, c'è nel nostro Paese un continuo ricambio degli immigrati, con la partenza di quelli più integrati, sostituiti da quelli appena arrivati.
Il cosiddetto reato di clandestinità, hanno spiegato oggi le associazioni “non aumenta la sicurezza ma costringerebbe lo Stato a celebrare con spese esorbitanti decine di migliaia di processi”, mentre l'allungamento del periodo di detenzione amministrativa per i migranti irregolari “assorbendo ingenti risorse che meriterebbero più positiva destinazione, si trasformerà in una sofferta privazione della libertà personale priva di scopo pratico”. Più in generale, le norme del Ddl “renderanno inaccessibili agli stranieri irregolari servizi pubblici anche essenziali, mettendone in alcuni casi a rischio la sicurezza della vita e della salute, senza alcun giovamento ed anzi con maggior danno per la pubblica sicurezza”.
Nessun commento:
Posta un commento