Ieri sera tutti telegiornali hanno dato ampio spazio alla cosiddetta emergenza stupri ma ha poi alcuni Tg ci hanno ricordato l’orribile delitto di Garlasco (PV), dove l’unico accusato, a piede libero, è Alberto Stasi. Nell’ascoltare alcuni dei servizi andati in onda, mi sono chiesto: chi verrà accusato dell’orribile stupro di Roma o di quello di Bologna o di quello di Milano…, godrà delle stesse garanzie che ha goduto e che gode Alberto Stasi? Chi sarà accusato subirà violenze se è per esempio un Cittadino immigrato? Potrà godere di una difesa come quella di Alberto Stasi? I genitori delle vittime si comporteranno come i genitori di Chiara Poggi?
In particolare mi ha impressionato il commento del direttore di Libero, Vittorio Feltri, trasmesso dal Tg1. Feltri ha in sintesi detto di aver incontrato Alberto Stasi e di averlo trovato un ragazzo normalissimo, non certo il mostro dipinto da certe cronache: "un giovanottino dal sorriso imbarazzato, pallido, magro, media statura. Gli manca lo zainetto per essere uguale a tanti studenti appena usciti dalla Bocconi". Un commento strano per chi dirige un quotidiano che si è conquistato uno spazio nei media con un giornalismo aggressivo e che in alcuni casi ha rasentato l’istigazione al linciaggio del presunto colpevole.
Mi sono di nuovo chiesto: ci sarà un giornalista, magari lo stesso Feltri, che andrà ad incontrare chi sarà accusato di stupro se è per esempio un immigrato? Perché ad oggi è successo sempre il contrario se l’accusato era un “diverso”, se non era il ragazzo della porta accanto o la madre della porta accanto (Annamaria Franzoni, delitto di Cogne).
Infatti in tutti i casi di cronaca degli ultimi anni i toni usati dai media, dai politici, dal Cittadino intervistato per strada… cambiano a seconda di chi è accusato. E se l’accusato viene percepito come “diverso” si arriva al tentativo di linciaggio, soprattutto se la vittima è una donna.
Questi atteggiamenti presuppongono una cultura fortemente arcaica e maschilista che deve proteggere le proprie donne da chi è considerato “altro da me” ma che di fatto, come ci ricordano le statistiche sulle violenze sulle donne, è la principale causa proprio di quelle violenze.
Pensare che le donne sono da proteggere da chi è considerato “altro da me” porta inevitabilmente a pensare che siano persone deboli, in confronto all’uomo che è, sempre secondo questa cultura, l’elemento forte che le protegge nei confronti degli “altri” ma che inevitabilmente ne dispone a suo piacimento.
Il risultato è che le violenze sulle donne continuano, soprattutto tra le mura domestiche e nulla viene fatto per cambiare alla radice questa situazione. Bene ha detto Dacia Maraini, al Tg2, quando ha spiegato che per fermare le violenze sulle donne bisogna cambiare i modelli veicolati dai mass media, bisogna cambiare l’educazione ancora fondamentalmente maschilista…
Alcuni anni fa la stessa Maraini ha scritto: «Le donne sono state talmente abituate, da millenni, alla segregazione, al possesso maschile, all'abuso sistematico da arrivare a ritenere che gli uomini che le tengono prigioniere e le seviziano siano normali, magari solo un poco eccessivi… Magari ci vivono tutta la vita insieme e non viene neanche loro in mente di denunciarlo. La tristezza sta nell'avere impresso in queste giovani menti la convinzione storica che l'amore maschile si esprima nel suo meglio con la prepotenza, la violenza, l'abuso, l'invadenza, l'aggressività, il possesso». Parole che sottoscrivo. di Carlo Berini
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