martedì 10 febbraio 2009

Prima malati che clandestini

Una ferita ai diritti delle persone immigrate e un pericolo per la salute degli stessi immigrati e dei cittadini tutti. Così giudichiamo la revoca della legge che impediva ai medici di denunciare gli immigrati clandestini che si rivolgono per cure alle strutture sanitarie e perciò esprimiamo la nostra indignazione.
La decisione adottata dal governo (che va ad aggiungersi a quella di rendere la clandestinità un “crimine”) costituisce un fatto grave, per di più in un momento delicato come l’attuale in cui al legislatore sono chiesti saggezza, equilibrio e lungimiranza. L’esigenza legittima di garantire l’ordine pubblico e la sicurezza non può mai far sì che siano calpestati i diritti delle persone. Una scelta di questo tipo non fa che aggravare un clima già pesante, che vede gli immigrati più vulnerabili che mai e tende a esasperare le contrapposizioni, invece di favorire l’integrazione.
Il provvedimento in questione, inoltre, si rivela miope in quanto a tutela della salute pubblica, dal momento che scoraggia di fatto gli immigrati che necessitano di cure e non hanno i documenti in regola, allontanandoli da ospedali e ambulatori. Il rischio che si diffondano malattie e che, contemporaneamente, si alimenti un mercato della salute parallelo è tutt’altro che teorico.
Per queste ragioni, condanniamo con forza l’operato del governo su questo punto e auspichiamo che la norma in questione sia ritirata al più presto. Chiediamo soprattutto che cambi l’approccio culturale a una questione come l’immigrazione. Noi, che in Africa, Asia e America Latina siamo stati immigrati, abbiamo ricevuto calore e accoglienza e abbiamo sperimentato la possibilità concreta di reciproco rispetto e condivisione di valori, tradizioni e ricchezze spirituali al di là di differenze etniche, culturali e religiose.
Un popolo e uno Stato che si riconoscono nei valori della Costituzione non possono rinunciare ad avvicinare l’immigrato – regolare e clandestino – innanzitutto come una persona, con diritti e doveri. In caso contrario, stiamo scivolando a grandi passi verso la barbarie. di Federazione Stampa Missionaria Italiana e Commissione Giustizia e Pace della Conferenza degli Istituti Missionari Italiani

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