mercoledì 4 marzo 2009

Catanzaro, lettera aperta delle donne rom

Una lettera aperta delle donne rom per esprimere il loro dolore dopo la morte di Massimiliano Citriniti. Una lettera a tutti, per evidenziare la condizione in cui vivono i rom dopo il tragico fatto.
«Noi donne Rom - è scritto nella lettera aperta - ci sentiamo molto vicine al dolore della famiglia del ragazzo morto, sentiamo un grande dolore per la morte di questo giovane ragazzo. Ma non possiamo morire tutti per lo sbaglio commesso da uno. Questo ragazzo - aggiugono - ha 17 anni ha sbagliato e deve pagare lui. I due ragazzi hanno litigato, non si sa da che parte sta la ragione, ed è successo quello che è successo».
«L’indiano che dormiva sulla panchina non dava fastidio a nessuno - ricordano - gli è stato dato fuoco da tre ragazzi italiani. Adesso tutti gli indiani dovrebbero venire in Italia ed ammazzarci tutti? Oppure gli indiani dovrebbero cacciare tutti gli italiani dall’India? Nel popolo Rom ci sono i cattivi ed i buoni, come nel popolo italiano. Ci sono tanti padri - scrivono - che violentano i propri figli, fra noi queste cose non accadono. Bambini violentati da adulti, mogli e madri uccisi dai propri compagni e dai propri figli, tutto questo non succede fra di noi. Uno ha sbagliato non dobbiamo pagare tutti - dichiarano le donne rom - non siamo tutti gli stessi, come potete giudicarci e condannarci senza neanche conoscerci? Non tocca a voi giudicare, tocca al Signore ed ai giudici. Se tutti i civili (italiani) hanno una coscienza vera e propria, che capiscano cosa stanno facendo, ci hanno costretto a stare chiusi dentro per paura, per paura che possa succedere qualcosa ai nostri figli».
«Abbiamo paura, la notte è il momento peggiore, abbiamo paura che qualche balordo possa venire ad incendiare le nostre case - scrivono - abbiamo paura di andare a fare la spesa perché siamo guardati male. Alcuni ragazzi rom nei giorni successivi all’omicidio sono stati aggrediti e picchiati, tutto questo non è giusto, a loro non importa colpire chi ha sbagliato veramente, l’aggressione è nei confronti di tutti noi solo perché rom. Dovevamo andare a fare la spesa, siamo dovuti andare insieme tutta la famiglia per paura, mio padre si guardava intorno impaurito, abbiamo fatto la spesa in fretta e furia e siamo tornati a casa».
«Mio fratello con la moglie che è incinta e i due figli sono venuti a stare da noi per paura. Mia madre è andata a comprare i detersivi da un negoziante che la conosce bene che gli ha chiesto come mai era sola insinuando che i suoi figli preferiscono stare nascosti. Mio fratello è andato a fare una fotocopia ed è stato cacciato fuori. Io ho paura ad uscire perché se dovesse succedermi qualcosa non voglio che i miei parenti possano sentirsi in dovere di difendermi, non voglio che la situazione peggiori, ma così non possiamo più vivere. Abbiamo paura di mandare i nostri bambini a scuola - prosegue la lettera - perché non sappiamo come sono trattati dagli altri bambini e dalle maestre. Per pagare l’errore di uno - concludono le donne rom - dobbiamo morire tutti…se fosse morto il ragazzo rom sarebbe stata la stessa cosa». di Francesco Vallone

1 commento:

Anonimo ha detto...

CI PENSERA' IL SIGNORE A TUTTI I ROM................