Questa sera alle 19.45, dopo 35 giorni di carcere, Karol Racz ha lasciato Regina Celi. Con lo sguardo fisso, senza mai abbassare la testa, il romeno accusato ingiustamente degli stupri di Primavalle e Caffarella, ha affrontato flash e telecamere prima di salire a bordo di un'auto assieme al suo avvocato, Lorenzo La Marca.
"Siamo pronti a chiedere il risarcimento danni, ma adesso non è il momento di parlarne - ha assicurato l'avvocato mentre attendeva l'uscita del suo assistito - Oggi abbiamo vinto una battaglia legale importante ma credetemi di gente come Racz ce ne è tanta in galera".
Giacca blu, camicia a righe bianche e celesti, jeans: 'Faccia da pugile' ha lasciato la cella circa due ore dopo la decisione del Tribunale del riesame. La prima notte da uomo libero la trascorrerà in un albergo della capitale: "Non so cosa farà Karol in futuro - ha proseguito La Marca - ma mi sento in dovere di lanciare un appello: lui è un bravo pasticciere e fornaio, chiunque voglia offrirgli un lavoro lo faccia".
Racz era stato arrestato in un “campo nomadi” di Livorno il 16 febbraio scorso e subito marchiato come mostro da tutta la stampa nazionale. A tirarlo in ballo era stato Alexandru Loyos: i due vivevano in una tenda all'interno di un insediamento abusivo a poche centinaia di metri da via Andersen, a Primavalle, luogo dove il 21 gennaio avvenne lo stupro di una donna di 40 anni (per gli inquirenti 'Faccia da pugile' era coinvolto anche in questa violenza). La vittima conferma anche se non si dice "completamente sicura" che Racz sia il suo aguzzino. Un dubbio spazzato via dal test del Dna che scagiona il romeno sia dalla violenza di Primavalle che da quella del giorno di San Valentino. Oggi, dopo 5 settimane di carcere e dopo essersi dichiarato dal primo momento innocente, Racz torna libero.
Nel frattempo forse è arrivata la parola fine sulle indagini dello stupro della ragazzina di 14 anni avvenuto il giorno di San Valentino nel parco della Caffarella a Roma. E' arrivata con la confessione dei due romeni arrestati venerdì, Ionat Joan Alexandru e Oltean Gavrila, unita alla coincidenza del dna con i profili genetici estrapolati dai reperti raccolti nel parco della Caffarella e sulla vittima.
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