Il documento dell’Udc è stato presentato qualche giorno fa a Roma per accusare il Sindaco Alemanno di non rispettare gli impegni presi in campagna elettorale. Nel documento sono stati raccolte 2.500 foto, 150 filmati e più di 1.500 segnalazioni di disagio. E naturalmente la “questione rom” emerge prepotentemente.
Secondo l’Udc «sul tema sicurezza Alemanno e la Pdl hanno costruito la loro campagna elettorale promettendo espulsioni di nomadi e immigrati irregolari, la demolizione delle baraccopoli […] I campi nomadi abusivi sono rimasti in parte dov’erano e in qualche caso è avvenuto un semplice spostamento in zone periferiche e fuori dal Gra. Sono stati annunciati e poi subito smentiti i trasferimenti dei campi ai confini di Roma e nessuna espulsione promessa è stata mantenuta. Ora il primo cittadino vorrebbe attuare il Piano Veltroni/Serra, quello che prevedeva quattro mega campi alle porte di Roma. La Pdl e il sindaco dimenticano che sono stati proprio loro insieme a noi a criticare fortemente la precedente giunta comunale per le scelte inopportune che spostava il problema senza risolverlo.»
Cosa propone l’Udc capitolino? «È necessario portar avanti un recupero di alcuni valori fondanti della cristianità di Roma al fine di ricreare un clima sereno attorno alle famiglie e alle persone: Ricreare il senso di italianità attraverso il recupero dell’elemento caratterizzante il nostro paese ovvero il senso della famiglia tradizionale, l’educazione delle generazioni future. Tornare agli insegnamenti cristiani come l’aiuto e l’accoglienza ai bisognosi, inquadrando tali azioni all’interno dello stato civile che impone le regole e le deve anche far rispettare. Perché Roma torni ad essere la capitale della cristianità. Rispetto delle Regole. No alla città degli Invisibili. Ripristinare le lezioni di educazione civica nelle scuole. Chi non manda i figli a scuola non può stare nella nostra città. Lotta alla prostituzione su strada e ai mercanti di schiavi; assistenza al reinserimento delle ragazze sfruttate. Sgomberare i campi nomadi a ridosso di fermate ferroviarie, dei capolinea di mezzi pubblici e a ridosso delle rimesse delle aziende che gestiscono il trasporto pubblico destinando le aree a campi sportivi».
E a "favore" dei Sinti e dei Rom? «Riorganizzare la presenza dei nomadi sulla base di insediamenti da non più di 200 persone, che abbiano al loro interno presidi di pubblica sicurezza, del Nae e delle Asl, sottoscrivendo con loro un patto per la legalità sotto forma di Protocollo di intesa obbligatorio in modo tale che l’amministrazione comunale leghi l’erogazione del servizio alle comunità nomadi al concetto di legalità e reciprocità. In tal caso l’erogazione del servizio sarà subordinata alla sottoscrizione del protocollo e, in caso d’inosservanza, cesserà immediatamente l’erogazione del servizio stesso. L’accoglienza e l’integrazione saranno condizionate al rispetto non solo delle nostre leggi ma anche della nostra cultura e tradizione».
In altre parole, la stessa ricetta di Veltroni, Moratti e Alemanno con alcune varianti: campi più piccoli ma un processo di assimilazione più violento e per chi non ci sta…
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