Dopo il blitz della polizia di giovedì scorso al campo di strada La Rizza, con la schedatura di massa di tutti i presenti, fotografati di fronte e di profilo, molte le testimonianze di solidarietà che sono giunte a don Francesco Cipriani, il delegato diocesano per l'assistenza ai nomadi, a Elisabetta Adami e Cristina Simonelli, della sua comunità, e ai sinti dell'insediamento realizzato dal Comune più di vent'anni fa.
Tra i primi il vescovo monsignor Giuseppe Zenti, che ha avuto parole di conforto per il suo sacerdote, anch'egli accompagnato in questura e sottoposto allo stesso trattamento degli altri, tutti cittadini italiani appartenenti a una minoranza etnica riconosciuta dalla legislazione nazionale ed europea, e di solidarietà per gli abitanti del campo.
Zenti avrebbe anche telefonato al questore, Vincenzo Stingone, per avere chiarimenti sulle modalità dell'operazione, che ha coinvolto 15 campi in tutto il Veneto. Anche l'europarlamentare del Pd Donata Gottardi si è messa in contatto con Stingone per ottenere informazioni soprattutto sui criteri adottati dagli agenti durante le identificazioni.E su questo punto si muoveranno nei prossimi giorni anche i legali dei sinti, che ieri pomeriggio hanno avuto un incontro al campo, alla presenza di don Cipriani. Gli abitanti del campo hanno segnalato che nel pomeriggio di giovedì un altro sinto è stato oggetto di un trattamento che eufemisticamente si potrebbe definire un po' sopra le righe da parte di una pattuglia della polizia nella zona della Zai. Un altro brutto segnale di un clima di tensione che si sta pericolosamente alzando. E che merita più di una riflessione. di Giancarlo Beltrame
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