Il numero in edicola di Gazeta Romaneasca, il settimanale dei romeni in Italia, ha una prima pagina diversa da tutti i numeri precedenti. L’apertura è dedicata al pedofilo italiano che a Napoli ha stuprato un bambino rumeno di 8 anni, sotto si parla dell’italiano ubriaco e drogato alla guida che ha ammazzato un romeno vicino a Capena, infine c’è la ladra italiana catturata da due rumeni a Trento.
“Abbiamo fatto un esperimento: sbattere in prima pagina il mostro italiano”, dice il direttore editoriale del giornale, Sorin Cehan. “Farà capire ai nostri lettori il meccanismo perverso usato da alcuni giornali italiani che genera poi la rivolta dei cittadini contro un intero popolo”.
Nell’editoriale, il direttore spiega la scelta: “Una volta, una sola volta proviamo a fare una prima pagina nello stile oramai consacrato della stampa italiana. Sono tutti fatti reali, ma estratti con la pinzetta dalla realtà. L’immagine degli italiani è filtrata dalle stesse lenti con le quali loro ci osservano tutti i giorni: la cronaca nera di quanti uccidono, stuprano e rubano”.
“Il fatto di cronaca, si impara nelle scuole di giornalismo, è chiuso in se stesso. Per questo le pagine di cronaca nera di solito alla fine dei giornali, perche il loro significato è pari quasi a zero. – scrive Cehan - Se uno stupratore romeno aggredisce un’italiana, non significa che “i romeni violentano le italiane”, cosi come l’italiano che abusa di un bambino romeno non rappresenta “gli italiani che stuprano i bambini romeni”.
“Abbiamo avuto difficoltà a trovare i nomi degli accusati e le loro fotografie, perchè la stampa italiana non ha dato loro importanza. La maggior parte dei giornali non dà i nomi degli arrestati italiani, al massimo le iniziali, e le fotografie sono una rarità. Una pratica corretta, visto la presunzione d’innocenza della quale gode chiunque, in uno stato democratico e moderno, per quanto odioso possa essere il fatto di cui è accusato.
“Con i romeni, è il contrario. Sono filmati in diretta, sbattuti in primo piano, condannati già dalla stampa. La manipolazione dell’opinione pubblica è diventata grossolana ed è dannosa. La prima pagina può essere fatta in tanti modi. Questo è il modo più sbagliato” conclude il direttore di Gazeta Romaneasca.
2 commenti:
Il movimento delle donne da lungo tempo propone un'analisi dell'uso strumentale degli episodi di cronaca ai fini di costruire un pensiero politico xenofobo, razzista o semplicemente reazionario.
Oggi Vincenza Perilli, che oltre ad essere una blogger militante femminista è anche una accorta analista, pubblica il testo:
Economia politica dello stupro.
Di fronte agli stupri di queste ultime settimane accompagnati dal vergognoso rito delle strumentalizzazioni in chiave "anti-immigrati" e "sicurezza" (e con il solito contorno di decreti legge urgenti e istituzione di ronde fasciste), mi chiedo se siamo condannate alla ripetizione, una ripetizione oramai logorante e che sembra smentire quel repetita iuvant che tante volte in questi anni mi sono ripetuta (ci siamo ripetute).
Mi chiedo (con molta rabbia e nessuna rassegnazione): quante volte ancora sarà necessario denunciare quella che definisco economia politica dello stupro? Perché, purtroppo, lo sappiamo: la storia non è nuova.
Ne parlava già Angela Davis più di vent’anni fa in Sex, Race and Class, quando denunciava l’uso del “mito dello stupratore nero” nell’America razzista dei linciaggi e della supremazia bianca. Ma forse potrebbe tornarci utile cominciare a ricostruire, anche solo per frammenti, la storia della versione italica del mito.
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grazie Hidden Side per l'articolo molto interessante
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