Nell'UE vi è una domanda potenziale significativa per il microcredito «che non è ancora stata soddisfatta». E' quanto afferma la relazione di Zsolt Becsey (PPE/DE, HU) che, approvata con 574 voti favorevoli, 23 contrari e 12 astensioni, chiede alla Commissione di presentare una o più proposte legislative in materia sulla base di raccomandazioni particolareggiate. Anche perché l’attuale crisi finanziaria e le sue possibili ripercussioni sull’economia nel suo insieme «mostrano gli inconvenienti dei prodotti finanziari complessi» e la necessità di esaminare vie «per migliorare l’efficienza e porre in essere ogni possibile canale di finanziamento quando le imprese hanno un accesso ridotto al capitale causato dalla crisi di liquidità».
La Commissione definisce attualmente come microcredito un prestito di importo pari o inferiore a 25.000 euro, mentre la raccomandazione 2003/361/CE stabilisce che una microimpresa è un’impresa che occupa meno di 10 persone e realizza un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiori a 2.000.000 di euro. Per i deputati, queste definizioni «non sembrano pertinenti per tutti i mercati nazionali e non consentono di stabilire una chiara distinzione tra microcrediti e microprestiti alle microimprese, microcredito per i mutuatari non bancabili e microcredito per le microimprese bancabili».
Finanziamento UE, soprattutto ai più svantaggiati. Il Parlamento suggerisce il finanziamento o cofinanziamento di una serie di progetti, purché lo scopo specifico sia di promuovere la disponibilità di microcredito per tutte le persone e le imprese che non abbiano accesso diretto al credito, quali gruppi bersaglio svantaggiati (comunità rom, immigrati, persone che vivono in aree rurali svantaggiate, persone che si trovano in situazioni di lavoro precario e donne).
Questi progetti, più in particolare, dovrebbero riguardare il rilascio di garanzie per gli erogatori di microcredito da parte di fondi nazionali o dell’UE, la prestazione di servizi aggiuntivi per i beneficiari di microcredito che includa una formazione mirata obbligatoria finanziata mediante i Fondi strutturali e lo scambio delle migliori pratiche di gestione. I progetti potrebbero anche consistere nella creazione di un sito web in cui i potenziali beneficiari di microcredito possano presentare i propri progetti a coloro che sono disposti a prestare denaro per sostenerli e di un database comunitario che includa le informazioni creditizie sia positive che negative riguardanti i beneficiari di microcredito.
Al fine di evitare sovrapposizioni, i deputati precisano che la Commissione dovrebbe designare un'unica entità di coordinamento che riunisca tutte le attività finanziarie UE connesse al microcredito e finanziare o cofinanziare solo i progetti associati al mantenimento dei diritti di sicurezza sociale quali l'assegno di disoccupazione e l'aiuto al reddito.
Un quadro comunitario armonizzato per gli istituti microfinanziari non bancari. Il Parlamento suggerisce alla Commissione di proporre atti legislativi che forniscano un quadro a livello europeo per gli istituti microfinanziari (MFI) bancari e non bancari. Per quanto riguarda questi ultimi, il quadro dovrebbe includere una chiara definizione di erogatori di microcredito, «che stabilisca che questi non accettano depositi e non si possono pertanto considerare istituzioni finanziarie ai sensi della direttiva sui requisiti di capitale», la capacità di condurre esclusivamente attività di erogazione di credito e di concedere nuovamente crediti, nonché regole armonizzate e basate su criteri di rischio per quanto concerne l'autorizzazione, la registrazione, la comunicazione di informazioni e la vigilanza prudenziale.
Le norme antiriciclaggio non ostacolino i microcrediti a chi è senza carta d'identità. Per i deputati, in sede di revisione della direttiva relativa alla prevenzione dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo (2005/60/CE), la Commissione dovrebbe assicurare che le disposizioni ivi contenute «non siano d'ostacolo nell'accesso al microcredito a quelle persone che non dispongano di un indirizzo permanente o di documenti d'identità personali». Occorrerebbe quindi prevedere «una deroga speciale alle disposizioni riguardanti gli obblighi di diligenza nei confronti della clientela».
Regole di concorrenza più adeguate. Il Parlamento chiede alla Commissione di prevedere, in sede di revisione delle norme sugli aiuti "de minimis", la differenziazione dei limiti degli aiuti "de minimis" fra uno Stato membro e l'altro allorché si tratta di supporto finanziario per gli erogatori di microcredito, l'abolizione della discriminazione nella concessione di aiuti "de minimis" alle imprese del settore agricolo, se l'aiuto viene concesso nel quadro del microcredito, nonché la riduzione degli oneri amministrativi se l'aiuto viene concesso nel quadro del microcredito.
Dovrebbe inoltre sancire in diritto che il ruolo svolto dagli erogatori di microcredito non bancari, e se del caso il sostegno pubblico che tali istituzioni ricevono, «sono in linea con le regole comunitarie di concorrenza» e applicare norme che consentano un trattamento preferenziale ai beni e servizi forniti dai beneficiari di microcredito nelle procedure pubbliche di appalto.
Sensibilizzazione in materia di microcredito. Il Parlamento chiede alla Commissione di prevedere l'introduzione del concetto di microcredito nelle statistiche e nella legislazione attinenti alle istituzioni finanziarie, elaborare una strategia di comunicazione allo scopo di promuovere il lavoro autonomo come alternativa al salariato, «in particolare come modo di sfuggire alla disoccupazione per le categorie svantaggiate di destinatari» e vagliare, alla luce della recente crisi dei subprime, i vantaggi e gli svantaggi delle forme dirette di microcredito rispetto agli strumenti di credito cartolarizzato. Infine, gli Stati membri dovrebbero poter applicare un meccanismo capace di «escludere tassi d’interesse eccezionalmente elevati».
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