Questa l’Italia descritta dal commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, nel suo secondo rapporto in meno di un anno sulla penisola. Un’analisi a tinte fosche, frutto di una missione compiuta nel Paese nello scorso gennaio. Hammarberg, 67enne diplomatico svedese, ha incontrato esponenti del governo, delle amministrazioni locali e rappresentanti di varie associazioni.
Thomas Hammarberg ha verificato di persona l’impatto delle politiche sull’immigrazione e il trattamento riservato alle minoranze etniche visitando il centro di espulsione di Lampedusa e i campi rom della periferia romana. E ne ha ricavato pessime conclusioni. Racchiuse nelle relazione di 25 pagine in cui esprime più volte esprime «profonda preoccupazione», e nella quale che chiama in causa innanzitutto il governo.
Hammarberg contesta soprattutto due norme: quella che prevede il ricorso da parte dell’Italia a rimpatri forzati di immigrati in nazioni «dove è accertato il ricorso alla tortura», e quella sulla possibilità per i medici di denunciare gli immigrati irregolari che si sono rivolti al sistema sanitario. Regole inaccettabili per il commissario europeo, che punta il dito anche contro la cosiddetta «aggravante di clandestinità», ovvero l’aumento di pena per gli stranieri irregolari. «La criminalizzazione dell’immigrazione irregolare è una misura sproporzionata, che provoca l’ulteriore emarginazione dei migranti», scrive Hammarberg, per poi citare anche alcuni esempi. Tra questi, il caso di alcuni immigrati tunisini che avevano fatto ricorso contro il rimpatrio alla Corte europea dei diritti dell’uomo per il rischio di essere sottoposti a tortura. L’Italia, nonostante la richiesta della Corte di sospendere il provvedimento, li ha ugualmente riconsegnati alla Tunisia.
Ma il commissario va oltre, sottolineando una generalizzata tendenza «verso il razzismo e la xenofobia» di tutto il Paese, soprattutto nei confronti di rom e sinti e degli immigrati. Un atteggiamento «incoraggiato da dichiarazioni di incitamento all’odio di amministratori locali, come quelle del sindaco di Treviso Gentilini», e da episodi «come quello del ghanese picchiato da alcuni vigili a Parma». Hammarberg conclude invitando il governo «a riconsiderare» la propria politica sull’immigrazione, e sollecitando tutte le autorità a reprimere con maggiore severità ogni manifestazione di razzismo.
Osservazioni respinte dal governo, che in una controreplica allegata alla relazione sottolinea di «non condividere i punti di vista del commissario», precisando come le norme censurate dal diplomatico siano «le uniche» a poter garantire un’efficace gestione dell’immigrazione. Per quanto riguarda la regola sui medici, l’esecutivo precisa: «Non si tratta di un obbligo, si è solo eliminata la proibizione di denunciare gli irregolari». di Luca De Carolis
Hammarberg contesta soprattutto due norme: quella che prevede il ricorso da parte dell’Italia a rimpatri forzati di immigrati in nazioni «dove è accertato il ricorso alla tortura», e quella sulla possibilità per i medici di denunciare gli immigrati irregolari che si sono rivolti al sistema sanitario. Regole inaccettabili per il commissario europeo, che punta il dito anche contro la cosiddetta «aggravante di clandestinità», ovvero l’aumento di pena per gli stranieri irregolari. «La criminalizzazione dell’immigrazione irregolare è una misura sproporzionata, che provoca l’ulteriore emarginazione dei migranti», scrive Hammarberg, per poi citare anche alcuni esempi. Tra questi, il caso di alcuni immigrati tunisini che avevano fatto ricorso contro il rimpatrio alla Corte europea dei diritti dell’uomo per il rischio di essere sottoposti a tortura. L’Italia, nonostante la richiesta della Corte di sospendere il provvedimento, li ha ugualmente riconsegnati alla Tunisia.
Ma il commissario va oltre, sottolineando una generalizzata tendenza «verso il razzismo e la xenofobia» di tutto il Paese, soprattutto nei confronti di rom e sinti e degli immigrati. Un atteggiamento «incoraggiato da dichiarazioni di incitamento all’odio di amministratori locali, come quelle del sindaco di Treviso Gentilini», e da episodi «come quello del ghanese picchiato da alcuni vigili a Parma». Hammarberg conclude invitando il governo «a riconsiderare» la propria politica sull’immigrazione, e sollecitando tutte le autorità a reprimere con maggiore severità ogni manifestazione di razzismo.
Osservazioni respinte dal governo, che in una controreplica allegata alla relazione sottolinea di «non condividere i punti di vista del commissario», precisando come le norme censurate dal diplomatico siano «le uniche» a poter garantire un’efficace gestione dell’immigrazione. Per quanto riguarda la regola sui medici, l’esecutivo precisa: «Non si tratta di un obbligo, si è solo eliminata la proibizione di denunciare gli irregolari». di Luca De Carolis
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