venerdì 8 maggio 2009

Napoli, confermata la condanna ad Angelica

Angelica compirà 17 anni a novembre, e da più di un anno è rinchiusa nel carcere minorile di Nisida (in foto), a Napoli. E' la prima rom ad essere stata condannata in Italia per aver tentato di rapire un bambino e oggi la corte di Appello di Napoli, sezione minori, ha confermato la sentenza emessa in primo grado. Angelica dovrà scontare 3 anni e otto mesi di reclusione per sequestro di persona.
Il 10 maggio del 2007 la ragazza, arrivata in Italia da pochi mesi da Bistrita-Nasaud, città della Transilvania, è stata arrestata a seguito delle accuse di una giovane madre del quartiere Ponticelli di Napoli che riferisce alle forze dell'ordine di averla sorpresa mentre tentava di rapire la sua bambina di pochi mesi, dopo essersi introdotta nel suo appartamento di cui aveva lasciato la porta d'ingresso aperta.
La sentenza, che la condanna per rapimento consumato di minore, non ha però chiuso il caso, tanto da far scendere in campo l'Union Romanì, organismo internazionale per la salvaguardia dei diritti delle comunità rom, l'Opera Nomadi, Soccorso legale, la Comunità di Sant'Egidio, Mani Tese, il Comitato napoletano per i rom, l'Osservazione e i gruppi Everyone e 'Chi rom chi no', che su quella vicenda denunciano "la violazione dei diritti umani e palese condanna mediatica di una minore".
"L'episodio - ribadisce Christiana Valle, legale dell'imputata - e' stato ricostruito sulla base della sola testimonianza, quella della madre della neonata e ancor oggi i giudici, con un dispositivo che non ha spostato una virgola delle sentenza di primo grado, non hanno tenuto conto, nel valutare l'attendibilità della teste, di una sua precedente condanna proprio per falsa testimonianza".
Angelica ha fatto la sua breve deposizione alla Corte, ribadendo di non aver fatto nulla di ciò che è accusata, di non aver mai visto quella neonata e di ricordarsi solo di un uomo (il nonno della neonata, ndr.) che l'ha malmenata.
La Camera di Consiglio è durata poco più di mezz'ora e al termine della lettura del dispositivo di sentenza che ha confermato il primo grado. Il presidente del collegio giudicante, Aldo Trione ha chiamato la Valle e si è mostrato disponibile a una eventuale concessione di arresti domiciliari o presso una comunità di recupero. Istanza che il legale presenterà nei prossimi giorni, in attesa della Cassazione.

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