giovedì 21 maggio 2009

Pisa, Rom: ruspe o rimpatri

Quaranta persone riaccompagnate in Romania, 21.500 euro di "contributo umanitario" erogato alle famiglie tornate al loro paese (da 500 a 1.500 euro per ciascuna, a seconda della consistenza del nucleo), 6.000 euro di "spese organizzative", due campi smantellati. Sono questi i numeri dell'operazione di "rimpatrio volontario e assistito", predisposto dal Comune di Pisa e dalla Società della Salute per i Rom rumeni.
Le cifre sono state presentate in una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato il Sindaco Filippeschi, la neo-assessora alle politiche sociali Paola Ciccone e i tecnici della USL che hanno diretto le operazioni. Partiti con un pullman della Croce Rossa, i Rom sono arrivati a destinazione nel pomeriggio di ieri, attraversando la Slovenia e l'Ungheria. Nell'organizzazione del viaggio sono stati coinvolti anche il Consolato romeno di Milano (che ha fornito i documenti necessari al rimpatrio), la Prefettura, i diversi corpi di polizia (Carabinieri, Vigili Urbani e Questura), nonchè l'Interpol per coordinare l'attraversamento delle diverse frontiere.
Un'operazione che il Sindaco non esita a definire "positiva ed efficace". "E' un provvedimento che alleggerisce una presenza ormai divenuta sproporzionata nella nostra città", spiega il primo cittadino. Per Paola Ciccone, assessore alle politiche sociali, quella del rimpatrio è "un'operazione che coniuga gli inderogabili impegni di solidarietà e tolleranza con gli altrettanto fondamentali principi di legalità, di sostenibilità, di concertazione istituzionale". "Noi", spiega ancora l'assessore, "non accettiamo la filosofia del farsi la baracca o dell'accamparsi in modo abusivo. E i problemi della povertà non possono gravare su un unico Comune: per questo, abbiamo richiesto l'aiuto della Regione, che deve farsi carico di una più equa distribuzione dei problemi sul territorio".
Le ruspe nei campi. Intanto, in due campi - a Cisanello e sull'Aurelia - sono arrivate le ruspe del Comune, che hanno distrutto le baracche e i ripari delle famiglie rimaste a Pisa. "A coloro che restano garantiremo assistenza umanitaria", dice Giuseppe Cecchi, direttore della Società della Salute. "Tuttavia - aggiunge - c'è una differenza tra i Rom inseriti nel progetto Città Sottili, e quelli che ne sono esclusi. Per i primi abbiamo un impegno straordinario per l'inserimento abitativo. Per i secondi non è possibile un intervento del genere: le risorse sono limitate, e i servizi sociali non sono un'agenzia immobiliare. Chi non riesce a trovare casa deve andarsene".
Mentre si svolge la conferenza stampa, i Rom del Campo dell'Aurelia arrivano alla Società della Salute, portando con loro i pochi effetti personali sottratti alle ruspe. Uno ad uno, i capifamiglia si recano dagli assistenti sociali: i quali, come ci spiega Giuseppe Cecchi, "sono stati mobilitati in modo straordinario per l'emergenza di oggi".
I servizi offrono un piccolo contributo per l'acquisto dei pannolini per bambini, e dei buoni-spesa per mangiare. "Ma nessuno sa dirci dove dormiamo stasera", protesta un giovane Rom "e ci sentiamo presi in giro: abbiamo bisogno di buoni-tetto, non di buoni-pasto". I Rom si ingegnano a trovare soluzioni, e c'è chi ha individuato qualche terreno dove portare tende e materassi. "Gli assistenti sociali", dicono due capifamiglia, "rispondono che occupare i terreni è illegale: ma noi da qualche parte dovremo pur dormire". I volontari di Africa Insieme portano cibo, bevande, generi di conforto.
Nel tardo pomeriggio l'assessore Ciccone arriva in Via Saragat e incontra direttamente le famiglie Rom. Viene "concessa" una piccola "tregua", per la notte verrà concesso alle famiglie di dormire nel parcheggio della Società della Salute. Ma, dal giorno dopo (cioè da oggi) dovranno andarsene.
Dopo i rimpatri. L'alternativa posta dal Comune ai Rom è dunque questa: o tornare in Romania, accettando il "contributo umanitario", o comunque andarsene da Pisa per cercare fortuna altrove in Italia.
"In questo modo non si risolve nulla", ci dicono gli stessi capifamiglia Rom, "perchè noi non ce ne andiamo: qui lavoriamo e almeno guadagniamo qualcosa per vivere. In Romania il lavoro non c'è, nelle altre città italiane dovremmo ricominciare tutto da capo". Secondo i diretti interessati, insomma, il Comune non riuscirà ad allontanare davvero gli insediamenti e persino i "rimpatriati" - a loro parere - sono destinati a ritornare presto in Italia. Del resto, le normative europee prevedono, per i cittadini comunitari, la libertà di circolazione e di soggiorno in tutti i paesi UE. Nulla, dunque, impedirebbe a una famiglia di rientrare in Italia.
"E' vero, in teoria potrebbero tornare", riconosce l'assessore Ciccone, "ma noi abbiamo stipulato un patto d'onore con i capifamiglia. Era necessario per impedire il proliferare dei campi abusivi. Ed è stato, da parte nostra, un segno di rispetto e di riconoscimento nei confronti dei Rom". di Sergio Bontempelli

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