In tutta l’Europa alcuni analisti vedono in queste elezioni alcune allarmanti insidie che potrebbero definitivamente bloccare il cammino verso del sogno europeista che i padri nobili dell’Europa avevano immaginato.
Quasi dovunque, ma soprattutto nei paesi dell’Europa orientale, si preannuncia infatti una forte avanzata dei movimenti di estrema destra razzisti, xenofobi e fortemente antieuropeisti. Dalla Repubblica Ceca ai Paesi Baltici, sino all’Ungheria e alla Bulgaria è soprattutto la politica antirom ed anti-immigrati la caratteristica principale di tutti quei movimenti che si stanno agitando nelle estremità orientale dell'Unione, e che stanno guadagnandosi la simpatia di un numero sempre crescente di elettori.
Con conferenze stampa dei vari partiti, si è chiusa oggi la campagna per le europee in Ungheria, dove si vota domenica per l'elezione dei 22 eurodeputati magiari al Parlamento a Strasburgo. In totale, otto partiti sono in lizza.
Gli ultimi sondaggi pubblicati, quelli dell'istituto Median, prevedono una scarsa affluenza alle urne, sicuramente sotto il 40%, e una vittoria schiacciante del partito conservatore all'opposizione Fidesz, guidato dall'ex premier Viktor Orban, con oltre il 60% dei voti.
In seggi la ripartizione, secondo i sondaggi, sarebbe la seguente: 16, dei 22 in tutto a Fidesz, cinque ai socialisti (Mszp) e uno all' estrema destra (Jobbik). I liberali e il Foro democratico (centro moderato) rimarrebbero sotto il 5%, e quindi senza deputati nel prossimo Parlamento europeo, così come pure l’MFC, il partito dei Rom ungheresi, che corre per la prima volta in rappresentanza della minoranza etnica più numerosa in Ungheria.
Non a caso in Olanda il partito dichiaratamente xenofobo del Pvv, guidato da Geert Wilders, chiede ai suoi compatrioti un plebiscito al fine di poter cacciare la Romania, considerata a torto come la nazione culla dei Rom. La crisi economica poi, che per certe nazioni come le tre repubbliche baltiche e l’Ungheria sta assumendo proporzioni tragiche, ha peggiorato ulteriormente le cose e l’estrema destra, approfittandone, ha attribuito all’Unione europea la colpa delle loro pene.
Una totale assurdità, giacché è provato che in mancanza di integrazione con la ricca Europa le fragilissime economie centro- orientali sarebbero inesorabilmente travolte dal peso della crisi economica ancora in pieno svolgimento, trascinando nella miseria e nella povertà gli abitanti di questi stati. Nonostante questa verità, le opinioni pubbliche delle nazioni ex- appartenenti al Patto di Varsavia, allevate per cinquant’anni dai regimi comunisti nel più torbido provincialismo, sono le più inclini a cadere nella trappola del nazionalismo e del revanscismo più feroce.
Certamente Bruxelles deve fare oggi i conti con i molti errori commessi dalla Commissione negli ultimi anni, primo fra tutto la sua inerzia di fronte alle guerre balcaniche ed alla questione rom che sta diventando il capro espiatorio di tutti i problemi con cui si devono confrontare i Paesi europei e l’Europa stessa. Fonti: il Sussidiario e La Voce
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