
Un viaggio intimo e personale tra la fine della vita rom e lo stanziamento in una casa popolare di Torino. Laura è l'unica figlia femmina della famiglia Halilovic, una famiglia arrivata in Italia dalla Bosnia negli anni sessanta. La regista diciottenne ci racconta in prima persona con ironia e senso dell’umorismo il suo rapporto con la famiglia e il suo percorso per accettare le proprie origini e allo stesso tempo realizzare il suo sogno di diventare regista.
Il documentario presenta una riflessione sulla fine della vita rom, sulle relazioni con i parenti che ancora vivono nei campi e con i gagè, i vicini non rom. Più in generale è una riflessione sulla difficoltà nel rapporto con gli altri, sentimento che accompagna Laura sin dall’infanzia.
Spiega Laura Halilovic: «Se prendi il giornale al mattino e leggi una notizia che riguarda i Rom la maggior parte di quello che è scritto sono falsità. Secondo me i giornali prendono spunto da un fatto di cronaca per aumentare e rendere più pesante quello che è veramente successo. I giornalisti sanno bene che i Rom sono mal visti da quasi tutti e non fanno nulla per aiutare a cambiare le cose. Già i Gagè odiano i Rom, in più ci si mettono anche i giornali a pubblicare informazioni distanti dalla realtà e così la gente continua ad avere un'opinione estremamente negativa. Anche per questa ragione ho voluto fare un documentario. Vorrei che servisse a combattere i pregiudizi che ci sono sui Rom e a far capire che non siamo tutti delinquenti.»
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