venerdì 19 giugno 2009

Irlanda del Nord, sempre più violenti gli attacchi dei neonazisti contro i Rom

A Belfast, le autorità hanno disposto il trasferimento, in via provvisoria, dei 115 rumeni, appartenenti a 20 famiglie rom, evacuati nella notte di martedì scorso dopo l’ultimo attacco neonazista, il più violento degli ultimi mesi.
I neonazisti avevano distrutto le finestre e le porte a calci, lanciando pietre e bottiglie contro le abitazioni degli immigrati, a Lisburn, nella periferia a sud della capitale irlandese, gridando slogan razzisti, minacce di uccisione, mostrando a gesti di voler tagliare la gola a un bambino rom.
I rumeni, miracolosamente incolumi, si erano rifugiati in chiesa, finchè il giorno seguente sono stati accompagnati nel complesso sportivo Centro Ozono, mentre le forze dell’ordine declinavano, per motivi di sicurezza, le offerte di ospitalità che arrivavano da un gran numero di fedeli.
Nello scorso fine settimana, nelle stesse vie cittadine, bande di giovani scalmanati avevano già minacciato i rom frantumando le finestre, così il lunedì dopo i residenti terrorizzati avevano reagito organizzando una manifestazione contro il razzismo lungo le vie del quartiere.
Ormai i rom senzatetto sono troppo spaventati per riuscire a ritornare alle proprie abitazioni, alcuni di loro vorrebbero sfuggire alla situazione pericolosa e ritornare piuttosto all’indigenza in Romania, ma questo è impossibile economicamente.
Nessuno dei colpevoli è stato arrestato, ma nonostante gli slogan gridati dagli aggressori, inneggianti al gruppo neonazista Combat 18, non sembrerebbero esservi prove della presenza di cellule organizzate nella capitale irlandese.

La comunità irlandese del Nord, il Premier britannico Gordon Brown, ma anche i due principali gruppi paramilitari lealisti, l’UVF e l’UDA, hanno fermamente deplorato l’inaccettabile raid violento e razzista scatenato contro i rom rumeni, una minoranza accresciutasi nella capitale soprattutto negli ultimi otto mesi, un’etnia oggetto di crescenti discriminazioni e maltrattamenti in tutta Europa, in particolare nei paesi dell’Est, in primis la Repubblica Ceca e l’Ungheria.
Come in altri paesi, anche nella parte nordorientale dell’Irlanda del Nord arrivano sempre più immigrati europei, i quali esercitano il loro diritto di muoversi entro le frontiere dell’Unione dei 27 Stati membri nella speranza di trovare migliori condizioni di vita. Di conseguenza sono aumentate le reazioni avverse da parte degli ultra-nazionalisti e i reati a sfondo di odio razziale in un’escalation di violenza all’interno di una società già travagliata da fermenti politici e religiosi.
Con le economie in recessione e la disoccupazione in aumento, l’angoscia rabbiosa di una parte degli irlandesi si sfoga riversando rancori e odio verso un capro espiatorio. Lo dimostrano le elezioni per il Parlamento dell’Unione europea svoltesi la settimana scorsa, nel corso delle quali hanno guadagnato voti i partiti politici di estrema destra, che vorrebbero immediatamente dare il via all’espulsione degli immigrati e delle minoranze etniche. Nell’Ulster, la vittoria del Partito Fine Gael di centro-destra ha scalzato i conservatori del Fianna Fail all’opposizione mentre, nella Gran Bretagna multietnica, lo xenofobo British National Party, che accetta soltanto membri “bianchi”, ha guadagnato ex-novo due seggi.
Sempre nell’Irlanda del Nord, tre settimane fa, la caccia al cattolico, scatenata da una banda di ultrà protestanti in un sobborgo di Londonderry si è conclusa con il bilancio di un morto, un ferito e nove arresti. Nonostante il rinnovarsi recente di questo genere di violenze, l’”odio settario” più attuale e diffuso nell’Ulster è il razzismo, dopo che sono trascorsi undici anni dalla fine dichiarata degli scontri tra gruppi terroristici rivali, dopo secoli di travagliata convivenza religiosa tra protestanti e cattolici. di Antonella Gilioli

1 commento:

u velto ha detto...

Due ragazzi di 15 e 16 anni sono stati arrestati in Irlanda del Nord perché ritenuti responsabili degli attacchi compiuti a Belfast contro una ventina di famiglie di immigrati romeni. Circa 115 romeni sono stati costretti a lasciare le proprie case e a rifugiarsi in una chiesa per sfuggire agli agguati, proseguiti per una settimana. I due adolescenti sono stati accusati di atteggiamento provocatorio e intimidatorio.