Se a Napoli la raccolta differenziata è, per certi versi, ancora un miraggio, c'è chi con una forma un po' «primitiva» di riciclaggio si è inventato un piccolo business, fondato sulla vendita e sul riutilizzo della “monnezza”.
In piazza Garibaldi, a quattro passi dalla stazione ferroviaria, ha fatto la sua comparsa da un circa un mese un mercatino, che definire «delle pulci», suonerebbe ironico. Tutto quanto viene esposto su lenzuoli grigiastri e laceri, stesi per terra, è stato ripescato dai cassonetti dell'immondizia. Ci si trova, accatastata in disordinatissimi cumuli, qualsiasi cosa. Oggetti comuni come scarpe, pantaloni, telefonini, borse ed altri più strani: tazze sbeccate, antenne per i televisori, batterie per automobili, pentole senza manici e bambole cui manca un braccio. Ogni tanto arriva qualcuno con una busta piena. La svuota sul lenzuolo, senza ordinarla, e la “monnezza” si trasforma in merce.
Da un parte, c'è chi getta nell'immondizia ciò che ha consumato o che non serve più, perchè sostituito da nuovi acquisti. Dall'altra, una massa di persone è pronta a ricomprare le cose che alcuni hanno considerato rifiuti. A rivenderli c'è una schiera di commercianti multietnici. Siedono uno a fianco all'altro: rom, marocchini, senegalesi, est europei. «Vendiamo roba che al negozio costa il 90% in più», dice Ahmed, marocchino che vive da cinque anni a Napoli. Lui la vede come un contributo alla lotta alla povertà: «Aiutiamo chi non ha nulla». Sono soprattutto i rom a rovistare tra i cassonetti alla ricerca di merce rivendibile: di notte fanno il giro delle pattumiere, appoggiando la roba in passeggini rotti, riadattati a carrelli. I clienti sono per la maggior parte italiani, comprano qui anche generi alimentari. Chi vende non fa affari d'oro, «ma riusciamo a racimolare i soldi necessari per sopravvivere». di Giorgio Mottola
Nessun commento:
Posta un commento