mercoledì 24 giugno 2009

Reggio Calabria, una famiglia rom rifiuta la casa perchè ha paura

In una nota, Demetrio Costantino - Presidente Comitato Interprovinciale per il Diritto alla Sicurezza – fa il punto sulla questione degli alloggi destinati alle famiglie Rom:
“La delocation Rom – per la quale sono interessate le famiglie dell’ex 208, l’Amministrazione Comunale, l’Opera Nomadi, il titolare dell’Hotel Sirio per poter disporre di tutti i locali della struttura, per poter operare al meglio e i cittadini che devono sopportare le spese per questa situazione – suscita davvero forti perplessità e gravi preoccupazioni per il modo come si sviluppa.
Le critiche severe al Comune e specificamente all’Assessorato alle politiche sociali, vanno certamente rivolte per eventuali negligenza o mancati impegni verso la famiglia Puccio ma è inaccettabile la motivazione adottata per il rifiuto dell’alloggio.
Il rifiuto è dovuto – si afferma – al fatto che, essendo un bene confiscato alla mafia, la famiglia assegnataria “non si sente di affrontare i rischi di accettare quell’alloggio” e che la stessa famiglia “aveva ricevuto alcuni chiari segnali”.
Allora il problema non è il semplice rifiuto, ma di attivare i servizi sociali per assistere, con i propri esperti, nella prima fase questa famiglia; chiedere nel contempo alle forze dell’ordine di apprestare quelle misure possibili per garantire sicurezza a questa famiglia.
Assecondare e avallare orientamenti di rinuncia, significherebbe solamente compiere un danno alla famiglia interessata, alla comunità dei rom e soprattutto attenuare il valore della lotta collettiva e dell’azione di formazione delle coscienze che deve, invece, essere esaltata e rafforzata.
Si badi, un bene confiscato alla criminalità e destinato all’uso sociale avviene dopo un lungo, faticoso, dispendioso iter procedurale che impegna decine di investigatori, magistrati, personale del Demanio, funzionari e addetti dell’Amministrazione Comunale.
Per anni sono intervenuti Governi e il Parlamento – anche recentemente si è cercato di rendere più snella ed efficace la procedura prevista dalle norme per non far passare 14 anni tra il sequestro e l’uso sociale – e ora non è corretto dare segnali sbagliati ostacolandone l’attuazione.
Ed è significativo che questi beni siano assegnati non solo per le caserme delle forze dell’ordine, associazioni e cooperative sociali ma anche – sulla base delle indicazioni dei Comuni – ai tanti cittadini (famiglie senza casa, giovani coppie, anziani, disabili) per vivere dignitosamente non avendo la possibilità di pagare l’alto affitto”. da Tele Reggio

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