Finisce nelle secche l'appalto sulla vigilanza nei “campi nomadi” della Capitale. Ieri il Tar del Lazio lo ha sospeso. Si tratta di un affare da 4 milioni di euro in tre anni per il quale la Prefettura di Roma aveva invitato a gareggiare sette istituti di vigilanza. E non altri. Ed è questa la ragione che si è trasformata in un bastone tra le ruote. Un altro istituto di vigilanza, la Securitas metronotte di Raffaele Zanè, ha contestato l'esclusione. E ieri è stata sospesa l'apertura delle buste con l'offerta degli altri istituti: la più conveniente avrebbe vinto.
Il Tar ha ritenuto che non siano stati correttamente applicati «i poteri di deroga alle disposizioni normative vigenti in materia di aggiudicazione di appalti pubblici» da parte del Commissario per l'emergenza nomadi (il prefetto Giuseppe Pecoraro, ndr). Non solo. Per i giudici amministrativi sussiste anche «evidente periculum in mora, atteso l'avanzato stato di espletamento della procedura negoziata».
La lettera di invito della Prefettura è partita il 6 maggio. Destinatari Italpol, Nuova Città di Roma, Deltapol, Security service, Sicurglobal vigilanza, Sipro e Urbe. Oggetto: affidamento dei servizi di vigilanza armata, portierato e videosorveglianza nei campi nomadi di Roma (7 lotti). I campi sono quelli di via Candoni, via di Salone, Castel Romano, Camping Nomentano, Gordiani e Camping River. Termine per la presentazione delle buste il 22 maggio, le offerte saranno aperte il 26. La Prefettura inoltre stabilisce un requisito: l'istituto che vuole partecipare alla gara deve avere minimo 400 addetti. La Sicuritas metronotte ne ha quasi tremila, ma non riceve alcun invito. E allora il 21 parte il ricorso. Ieri la sospensione che riapre i giochi. di Fabio Di Chio
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