Il Giornale ha pubblicato ieri , a firma di Roberto Fabbri, un articolo per descrivere alcuni dei nuovi parlamentari europei, eletti pochi giorni fa. L’articolo chiarisce subito che si parla di xenofobi dichiarati ma naturalmente già dal titolo il giornalista descrive questi spregevoli individui in maniera vezzeggiativa e quasi soddisfatta. Insomma si è contenti dell’elezione dei ragazzi terribili nel nuovo Parlamento europeo.
Naturalmente quasi tutti se la prendono con i Rom e i Sinti, alcuni con proposte veramente vergognose. Rimane il rammarico per l’incompletezza dell’elenco, perché guarda casa mancano le presentazioni degli xenofobi nostrani che siederanno nei prossimi cinque anni nel Parlamento europeo. Ma come conclude il giornalista, ci saranno le occasioni per parlare dei parlamentari xenofobi e quindi, forse, anche per gli xenofobi nostrani. Di seguito l’articolo…
Xenofobo? Sì grazie. Nel Parlamento europeo appena rinnovato a colpi di astensionismo e voti di protesta (ma non solo... ) non saranno in pochi a rispondere così. I movimenti populisti ostili all’immigrazione islamica, ma anche alle minoranze di casa propria (come spesso è il caso dell’Europa orientale), hanno inviato a Strasburgo una galleria di tipetti a dir poco pittoreschi. Ne abbiamo selezionati sette, che promettono di movimentare le sedute come neanche Borghezio sa fare.
Gente manesca e con la fedina penale non immacolata come Gigi Becali, fresco eletto del partito della Grande Romania, uno che vorrebbe vedere i gay confinati in quartieri ad hoc. Miliardario nato in una famiglia di pastori, accusato di corruzione in favore della sua squadra di calcio ma anche di aggressione e sequestro di persona per aver tentato di farsi giustizia da sé nei confronti di tre ladri che avevano provato a rubargli l’auto. S’è fatto due settimane di galera e al momento non ha l’autorizzazione a lasciare la Romania: per ora Strasburgo la vede col binocolo.
A illustrare la vicina Ungheria c’è invece la signora Krisztina Morvai, avvocato 45enne e leader del partito ultranazionalista di destra Jobbik (i Migliori), in greve odore di antisemitismo. A Strasburgo porterà la sua campagna contro gli "zingari", accusati di essere dei parassiti e dei ladri professionisti, e per la tutela degli ungheresi all’estero: non un dettaglio quest’ultimo, perché con la seconda guerra mondiale l’Ungheria ha perso ampi territori e milioni di cittadini, ora in pessimi rapporti coi loro “connazionali” romeni e slovacchi. Jobbik vuole per loro l’autonomia. Chissà cosa ne penserà Jan Slota, spedito a Strasburgo dal Partito nazionalista slovacco: un signore di cui si racconta che fuggì dalla Cecoslovacchia comunista negli anni Settanta per poi dedicarsi ai furti d’auto in Austria, da dove pure dovette scappare per non finire in prigione. Slota gli ungheresi non li può soffrire, come pure gli "zingari": ai primi ha fatto sapere che conta di presentarsi a Budapest a bordo di un carro armato, ai secondi che i loro problemi vanno gestiti «a colpi di frusta».
Se questo è l’Est, l’Ovest comunque non delude. Di Geert Wilders, capo dell’olandese Partito della libertà, sappiamo già che ha sbancato le urne dopo aver detto peste e corna dell’islam («religione fascista come il Corano») e degli immigrati in generale. Wilders condivide l’ostilità verso i musulmani con Nick Griffin, il cinquantenne capo del British National Party che ha concluso la sua lunga rincorsa politica con l’elezione a parlamentare europeo. Convinto che l’islam sia «una religione viscida e perversa», in ottimi rapporti con il leader dell’italiana Forza nuova Roberto Fiore, con gli ungheresi di Jobbik e col grande vecchio dell’ultradestra francese Jean-Marie Le Pen, quello che «le camere a gas sono un dettaglio della storia», (confermato a suon di voti a 80 anni, invece), Griffin (che ha studiato a Cambridge) dà dell’«idiota» a chi lo definisce razzista: si limita a ricordare che anche in Inghilterra «la gente è stufa degli islamici che mettono le bombe nella metropolitana di Londra e poi ci insultano, degli orientali che ci rubano il lavoro e degli stupratori e dei violenti che insudiciano le nostre strade». Quanto ai clandestini, «li si prende e li si caccia, con le buone o con le cattive».
Lo spazio è tiranno ed è un peccato: meriterebbe raccontare del «Vero finlandese» Timo Soini, che ha trionfato promettendo di stanare «tutti quelli che vivono in Finlandia e nemmeno sappiamo dove», o del populistissimo beppegrillo austriaco Hans Peter Martin, ex giornalista dello Spiegel ed ex socialdemocratico cui ha giovato per la terza eurolegislatura di fila lo slogan «solo lui può controllare i potenti». Ma tanto ci daranno occasione di parlare di loro, non dubitate.
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