Un no deciso ai vincoli che il ministero dei Beni culturali vuole mettere sull’area compresa tra Laurentina e Ardeatina. Un sì, altrettanto netto, al miglioramento del Piano regolatore e, soprattutto, alla riqualificazione delle periferie di Roma. L'assessore capitolino all’Urbanistica, Marco Corsini (in foto), ha un doppio orgoglio: aver lavorato un anno per sbloccare molti progetti ed essere un tecnico.Non avrà un partito alle spalle ma Corsini ha le idee chiare.
Di fronte all'intento del ministero guidato da Sandro Bondi di bloccare un milione di metri cubi di edificazioni già approvate dal Consiglio comunale è pronto a dare battaglia. Due giorni fa sono stati il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il vicepresidente della Regione Lazio Esterino Montino a scendere in campo. Il primo ha definito l'ipotesi del vincolo un «nuovo attacco devastante al Piano regolatore generale», il secondo ha inviato alla Soprintendenza una nota esprimendo parere negativo al provvedimento. Ma per l'assessore comunale all'Urbanistica è ancora peggio, perché il problema entra direttamente nei suoi uffici. Al sesto dipartimento stanno studiando le contromosse. Il rischio è di mandare all'aria anni di progetti ma anche di bloccare le cosiddette opere di urbanizzazione, cioè i servizi per i cittadini previsti in quell'area. Una situazione che può bloccare la città eterna, la sua economia e almeno un pezzo del suo futuro.
Assessore Corsini, è preoccupato per i vincoli che il ministro Bondi vorrebbe stabilire sull'agro romano?
«Il problema è che le osservazioni della Soprintendenza al piano paesaggistico regionale non hanno ricevuto l'attenzione che il Ministero si attendeva ma prima di mettere un vincolo bisogna rendersi conto delle ricadute».
Quali sono le ricadute?
«Tantissime, soprattutto in questo momento di crisi. Secondo l'Acer (l'associazione dei costruttori romani, ndr) l'occupazione nell'edilizia si sta riducendo del 5 per cento al mese. Inoltre quelle aree, tra la Laurentina e l'Ardeatina, ci servono per i programmi già previsti di housing sociale, per dare risposte all'emergenza abitativa. Ma voglio fare un passo indietro: in questa vicenda è mancato innanzitutto il metodo. È possibile che il Comune di Roma non ne sapeva niente? Qui la forma è sostanza».
Ma poi, scusi, su quelle zone, da tempo identificate dal Prg come aree di trasformazione, volevano portarci i campi rom e adesso il Ministero le considera di pregio? Com'è possibile?
«Il Prg è già attento ai vincoli e al verde. L'idea del Ministero bloccherebbe l'espansione della città. Mi preoccupa soprattutto che le aree sotto osservazione della Soprintendenza sarebbero anche altre».
Non si tratterà di una questione politica, di un confronto-scontro tra le due anime del Pdl? In fondo tra il ministero dei Beni culturali e il Campidoglio ci sono già state tensioni, a cominciare dal parcheggio del Pincio e dal Teatro dell'Opera...
«Non credo che la politica possa lavorare per il male della città».
Con la legge Roma Capitale le cose cambieranno?
«Lo Stato manterrà i poteri di tutela ma l'efficacia della politica urbanistica del Comune sarà straordinariamente amplificata».
Quali sono tre obiettivi che si è posto in questi mesi?
«Magari fossero soltanto tre. Le partite aperte sono moltissime. Innanzitutto la riqualificazione delle periferie, un debito di civiltà che la Capitale deve pagare ai suoi cittadini. Poi stiamo lavorando all'accelerazione delle pratiche del condono edilizio, all'attuazione completa del Prg, alla lotta all'abusivismo. Inoltre mi piacerebbe portare a termine alcuni progetti come la sistemazione di piazza Augusto Imperatore e il Water front di Ostia, operazioni di grandissima rilevanza. Mi sto adoperando molto anche affinché siano realizzati prima i servizi e poi le abitazioni. Un cambiamento radicale rispetto a come sono andate le cose finora. Chiediamo ai costruttori un impegno per la crescita della città».
Ma non le sembra che nonostante i progetti pianificati e discussi quest'anno Roma sia rimasta piuttosto ferma? Non sarà anche colpa di un Prg nato vecchio?
«C'è ancora tanto da fare ma si deve considerare che purtroppo l'organico dell'amministrazione ha pochi tecnici e non si fanno assunzioni. Ma non si può giudicare adesso, aspettiamo almeno la metà della Consiliatura».
Dopo le presunte dimissioni dell'assessore al Bilancio Castiglione non è un bel momento per i tecnici. Qual è il problema? Soffrite la pressione dei politici?
«Piuttosto dovrebbe domandare ai politici se non sopportano i tecnici. Comunque mentre un buon tecnico può diventare un discreto politico, un buon politico non sarà mai un tecnico. Almeno io sono convinto di questo».
Anche a Venezia, dove lei è stato assessore ai Lavori pubblici, si parlava di cambi in Giunta, di tecnici e di politici...
«E alla fine sono stato l'unico a restare cinque anni. Io lavoro dalle 8 di mattina alla sera tardi e penso di poter dare ancora tanto. In ogni caso sono sereno. Non posso che ringraziare il sindaco Alemanno per la fiducia che mi ha accordato. Il giorno che dovesse finire il mio incarico tornerò a fare l'avvocato dello Stato». di Alberto Di Majo
1 commento:
Il sacco della città ...
Sarebbe necessaria la riqualificazione del patrimonio abitativo esistente.
Invece avanza la logica speculativa con il depredare le aree, anche ad elevato valore paesaggistico.
Tutto solo a vantaggio della speculazione.
Posta un commento