venerdì 17 luglio 2009

Milano, il NAGA risponde a De Corato: effettivamente non ci sarebbe niente da festeggiare!

Leggiamo con interesse e con un certo stupore la reazione del vice Sindaco di Milano rispetto all’iniziativa del Naga che organizza, per questa sera, una notte bianca al Campo Rom di Triboniano.
Perchè festeggiare, visto che è soltanto venuta meno l'obbligatorietà di sottoporre ad identificazione segnaletica arbitraria gli abitanti dei campi, anche se minori ed in assenza di garanzie per la privacy personale?
Perchè festeggiare, visto che è soltanto venuto meno l'obbligo di registrazione degli abitanti dei campi?
Perchè festeggiare, visto che è venuto meno l'obbligo per gli stessi di accedere ai campi solo se muniti di un tesserino di riconoscimento, portante fotografia e dati anagrafici?
Perchè festeggiare, visto che è venuto meno l'obbligo per i parenti, gli amici e i conoscenti di accedere al campo solo dopo essersi fatti identificare e solo fino alle 22?
Perchè festeggiare, in effetti?
Non ci sarebbe nulla per cui fare festa, se non fosse che le semplici e basilari libertà appena elencate sono finora state negate ai Rom che abitano nei campi del Comune di Milano.
Riteniamo, al contrario del vice - Sindaco, che la negazione di qualsiasi libertà fondamentale nei confronti di qualsivoglia soggetto presente in città si risolva nella limitazione dei diritti di tutti.
Non condividiamo l'idea manichea, sottesa alle parole di De Corato, che ci siano dei cittadini bravi da difendere e dei cittadini cattivi da perseguitare, circoscrivere, isolare, allontanare. Ciò a maggior ragione, se i cittadini cattivi vengono individuati a priori e indistintamente negli abitanti dei campi nomadi, che generano "situazioni intollerabili di insicurezza e degrado", che sono "ospiti" ma soprattutto "occupanti dei campi" e che, se non opportunamente controllati, provocherebbero nel giro di qualche mese "una situazione esplosiva con migliaia di occupanti abusivi".
Dunque, stasera, dopo aver portato a conoscenza degli abitanti del campo Rom di Via Triboniano il contenuto della sentenza del TAR Lazio - Roma, Sez. I, n. 6352/2009, cercheremo di fare una piccola festa.
Poi, dopo aver festeggiato, continueremo a portare assistenza nelle aree dismesse della città, nei campi rom e ovunque ce ne sia bisogno a continueremo a denunciare ogni violazione dei diritti di chicchessia. da Naga

5 commenti:

Fabrizio ha detto...

Anche se in maniera ancora + provvisoria del previsto, la festa si è svolta.
I volontari del Naga hanno trascorso l'intero pomeriggio nel campo, preparando i panini e avvisando le famiglie, anche se al solito qualcuna alla fine diceva di non saperne niente.
Poco prima delle 20, è arrivata la sorpresa di De Corato (o del questore): un cordone di circa 40 poliziotti impediva agli esterni di entrare nel campo.
Visto che il regolamento era decaduto, non se ne capiva il motivo, e neanche la polizia sapeva spiegare molto di +.
Dopo un lungo tira-e-molla con le forze dell'ordine, l'ingresso alla via è stato bloccato da una volante dei vigili, tavoli, vivande e strumenti musicali sono stati trasferiti per strada dove la festa si è svolta nella massima tranquillità.

Anonimo ha detto...

Non potevate scegliere un'immagine meno inquietante per rappresentare l'ingresso di un campo nomadi? Quel filo spinato ricorda tanto un lager nazista!

Fabrizio ha detto...

Precisazione: il filo spinato della foto recinta le case degli "italiani" che abitano vicino al campo.
E' tutto un enorme paradosso: gente che si sente assediata dai Rom del Triboniano, che a loro volta vivono in un campo infernale, che il regolamento bocciato dal TAR rischiava di trasformare in un lager vero e proprio.

Carlo Berini ha detto...

avrei voluto esserci...

Anonimo ha detto...

Carissimo Fabrizio grazie della precisazione. Certo, stando così le cose, quel filo spinato si carica di una duplice valenza, rappresentando una barriera architettonica, certamente di cattivo gusto, e una barriera mentale, dietro cui si cela un radicato pregiudizio, che vede i Rom come soggetti pericolosi, da confinare in uno spazio ben delimitato. In quest'ottica banchettare e suonare all'ombra di un filo spinato si colora proprio di tinte grottesche!