Ridurre l'impatto dalle tubercolosi (Tbc) fra i Rom, attraverso un progetto che permetta di riconoscere velocemente i casi più a rischio e faciliti l'accesso alle terapie. E' l'accordo firmato oggi dalla Regione Lazio e il Comune di Roma, un programma a cui parteciperanno attivamente anche l'Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, Laziosanità-Agenzia di sanità pubblica (Asp) e le Asl romane. Il progetto è stato presentato oggi in Campidoglio e al termine della conferenza Esterino Montino, vicepresidente della Regione, e Sveva Belviso, assessore capitolino alle Politiche sociali, hanno firmato il protocollo d'intesa. Il Comune di Roma finanzierà con 130 mila euro l'iniziativa, al via ufficialmente a settembre.
In primo luogo l'intervento sarà sviluppato nei "campi nomadi" della Capitale, poi sarà esteso anche ad altri gruppi di migranti. "Inizialmente - spiega Belviso (in foto)- dovremo sensibilizzare le popolazioni nomadi sull'importanza di quest'iniziativa. A settembre partiremo con la formazione di alcuni operatori che saranno presenti all'interno dei campi". Obiettivo del programma è fare una diagnosi precoce della malattia. "Le persone con Tbc sospetta - prosegue Belviso - verranno mandate allo Spallanzani per l'approfondimenti diagnostico e l'eventuale presa in carico per il trattamento".
I pazienti, dopo aver lasciato l'ospedale, saranno seguiti con una supervisione 'ad hoc'. Mentre per ogni caso accertato, sarà avviata un'indagine epidemiologica con lo screening e l'eventuale trattamento preventivo delle persone venute a contatto con il malato. Montino invita a non abbassare la guardia su questa patologia. "Molti credono che la Tbc sia una malattia del passato - dice - ma non è così. Le Asl fanno già tanto per prevenire la tubercolosi, ma integrare le diverse forze in campo - conclude - ci aiuterà certamente".
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