Accolta ufficialmente con reazioni di plauso e con promesse di correggere presto le nuove norme nel senso richiesto, la decisione del Capo dello Stato di promulgare il pacchetto sicurezza, accompagnando la firma con una lunga lettera di cinque pagine, in cui smonta accuratamente - e assai severamente - tutti i punti controversi della legge, è stata accolta piuttosto male a Palazzo Chigi e nei ministeri interessati.
Le dichiarazioni a favore di Maroni e Alfano non devono trarre in inganno: i ministri dell’Interno e della Giustizia sanno bene che la faticosa mediazione con cui alla fine il pacchetto è stato approvato - tra critiche del Vaticano e riserve interne alla maggioranza, che solo la fiducia ha potuto domare, oltre all’opposizione dura del centrosinistra - dopo la lettera del Quirinale è del tutto superata.
Nei tredici giorni in cui hanno preso in esame il testo licenziato dalle Camere, gli uffici del Colle sono arrivati alla conclusione che la legge, così com’è, risulta in molti punti inapplicabile. Solo la presenza, nel pacchetto, delle norme antimafia che inaspriscono gli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine per il contrasto della criminalità organizzata, ha convinto il Presidente Napolitano del fatto che il rinvio alle Camere della legge potesse provocare un danno maggiore che la promulgazione critica - una novità che non mancherà di far discutere i costituzionalisti - invece ha impedito, rendendo operative le norme effettivamente utili, e affidando al governo il compito di rimettere mano a quelle malfatte.
Gli esempi più evidenti riguardano il reato di clandestinità e la disciplina delle ronde metropolitane. Napolitano osserva che, a parte la mancanza di urgenza nell’intervenire in materie così delicate, il riconoscimento della clandestinità come reato potrebbe finire con il facilitare, invece che rendere più arduo, l’ingresso dei clandestini nei nostri confini. In base al principio secondo cui nessuno può essere condannato due volte per lo stesso reato, infatti, un clandestino condannato ed espulso potrebbe rientrare nuovamente in Italia e non essere più processabile e condannabile una seconda volta.
Quanto alle ronde, il Presidente fa notare che la concessione degli spray al peperoncino come ausilio ai volontari metropolitani finirà con il legalizzare quelle che fino a questo momento erano considerate armi improprie. Se sono legali per le ronde, lo diventeranno anche che i delinquenti comuni, che potranno usarli per rapine, aggressioni e violenze, senza doverne rispondere come aggravanti dei loro reati. Ma al di là delle singole osservazioni contenute nella lettera del Capo dello Stato, quelle che saranno da valutare sono le conseguenze dell’iniziativa di Napolitano. Finora, infatti, i Presidenti della Repubblica avevano scelto, o di respingere le leggi per le ragioni previste dalla Costituzione (manifesta incostituzionalità o mancanza della copertura finanziaria), o di firmarle silenziosamente, lasciando tutt’al più trapelare riservatamente un disappunto di natura istituzionale.
Con la lettera che accompagna la firma, invece, il Presidente ha introdotto un’innovazione, coerente al suo disegno di dare al Quirinale un ruolo di direzione del processo di formazione delle decisioni politiche. E lo ha fatto tenendo presente, non solo i confini della Costituzione, ma anche la compatibilità delle leggi proposte dal governo e approvate dalla sua maggioranza con le altre istituzioni che poi dovranno applicarle. In questo senso è evidente che Napolitano abbia tenuto conto sia delle perplessità emerse in seno al Consiglio superiore della Magistratura sugli aspetti più controversi del pacchetto sicurezza, sia dello sconcerto dei giudici di pace che dovrebbero occuparsi del reato di clandestinità.
Naturalmente, una volta firmata, la legge, anche se malfatta, diverrà efficace. Berlusconi, d’intesa con i Presidenti delle Camere, che come lui sono destinatari della lettera, dovrà valutare se riaprire la discussione all’interno della sua maggioranza tra le frange più perplesse del Pdl e quelle più oltranziste della Lega, o se tirare avanti lo stesso. Ma soprattutto, dopo aver ringraziato Napolitano nei giorni scorsi per l’appoggio ricevuto nei giorni difficili che hanno preceduto il G8 dell’Aquila, il Cavaliere dovrà riflettere sulle incognite di questa nuova convivenza con l’inquilino del Colle, che, a sorpresa, ha fatto insieme una mossa politica e un passo avanti in direzione del presidenzialismo. di Marcello Sorgi
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