La famiglia di Antonio Di Meo (in foto), di Castel di Lama presso Ascoli Piceno, non può umanamente concedere alcun tipo di perdono o comprensione per i giovani che hanno ucciso brutalmente il giovane studente-cameriere presso un chiosco per arrosticini a 300 metri dal lungomare di Villa Rosa di Martinsicuro. Lo ha dichiarato alla radio RAI oggi la sorella Maria, parlando a nome della famiglia.
E’ stata stroncata senza un motivo, senza una spiegazione, la vita di un giovane buono, laborioso, volenteroso, che viveva senza disturbare nessuno. “E’ difficile andare avanti - ha detto la giovane - e ci sentiamo soli, ma bisogna farlo. Perdono, no”.
Alcuni esponenti delle famiglie dei due ragazzi accusati di aver colpito a morte a pugni, per motivi insussistenti e futili, il Di Meo, avevano chiesto perdono per il gesto sconsiderato dei loro figli, che furono arrestati dai carabinieri poche ore dopo il drammatico episodio, avvenuto all’una del mattino presso delle giostre.
Nel frattempo a Martinsicuro Forza Nuova ha organizzato una manifestazione razzista in cui hanno criminalizzato tutti i Rom per il reato compiuto da tre individui. Durante la manifestazione è stato esposto uno striscione sul quale era scritto: 'Stato assente noi presenti'. Contestualmente hanno distribuito un volantino con due proposte. Al primo posto chiedono il censimento di tutti i Rom, minorenni compresi e poi il sequestro preventivo dei beni in applicazione del provvedimento antimafia Legge 125 del 24 luglio del 2008.
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