Non fosse che il consigliere cittadino della Lega Nord Alessandro Giglio Vigna non ha sicuramente il “Physique du role” del pistolero, si potrebbe dire che quella che lancia è una sfida all’Ok Corral. O, visti i toni garbati, è più cavallerescamente il lancio del guanto di sfida.
«A settembre – annuncia l’esponente leghista - chiederò all'Amministrazione di imprestarci una delle sale del nostro Palazzo Civico per incontrare una delegazione di nomadi del campo, naturalmente la stampa cittadina sarà invitata».
E la lettera in cui Giglio Vigna accoglie l’idea di un incontro lanciata dalla comunità sinta piemontese eporediese, sembra proprio l’annuncio di un duello, con tanto di testimoni (la stampa) e secondi (un avvocato, un commercialista, un architetto e un medico). Ma forse giova un riepilogo della vicenda.
Nel consiglio comunale del 13 luglio scorso Giglio Vigna presenta una interrogazione che verte sui rapporti tra gli abitanti del quartiere San Giovanni e i Sinti piemontesi del vicino “campo”. Nel quartiere, scrive in quell’occasione il giovane consigliere «Nelle ore notturne, in particolar modo del fine settimana, a parere dei residenti, alcuni nomadi arrivano dal vicino campo importunando i residenti, abusando di alcol e spadroneggiando nel quartiere, nel quale, alcune volte, avvengono risse fra gli stessi nomadi».
Ma alla comunità sinta eporediese non piacque di essere rappresentata in maniera tanto negativa e, a mezzo stampa, propose a Giglio Vigna di incontrarli per conoscerli realmente per quello che sono.
Invito che il consigliere (con un piccolo ritardo dovuto, per sua stessa precisazione, all’organizzazione di Miss Eporedia) ha ora ufficialmente accolto. Ma non solo, come si direbbe a poker, “vede”, addirittura “rilancia”:
«Consiglio ai nomadi – scrive quindi Giglio Vigna -, se ancora saranno disposti ad incontrarmi, di organizzare una piccola squadra composta da: un avvocato, un commercialista, un architetto e un medico. Quattro esperti di loro fiducia di quattro settori di cui si andrà a discutere durante l'incontro: quattro "angeli custodi". Io sto già preparando la mia squadra, la quale mi aiuterà a porre alcune domande ai nomadi, domande che in città molti eporediesi si pongono da tantissimo tempo, ma che evidentemente non sono state mai poste ai diretti interessati. I quattro esperti della squadra di lavoro dei nomadi li aiuteranno a rispondere alle domande da noi poste. Naturalmente anche io sarò disposto a rispondere alle eventuali domande sulla mia linea amministrativa (seppur di opposizione) che i nomadi vorranno pormi.
La presenza di avvocati ci servirà per discutere di questioni minorili e di questioni legali riguardanti il fatto che ,nonostante esita un campo nomadi ad Ivrea, i nomadi che arrivano da fuori debbono sostare in altre aree della città non adibite alla sosta delle loro "carovane". La presenza di un commercialista ci servirà per discutere alcuni aspetti tributari e fiscali. La presenza di un architetto per discutere alcuni aspetti catastali. La presenza di un medico per discutere di aspetti sanitari, in particolare riferiti alla presenza di minori nel campo. Spero che la mia risposta positiva all'incontro sia ben accetta dalla comunità nomadi.
Durante il mese di agosto, oltre a completare la formazione della mia squadra mi informerò sulla cultura Sinti e ne studierò i vari aspetti. Auspico che i delegati del campo allo stesso modo si informino sul mio bagaglio culturale dal punto di vista politico, le radici filosofiche dell'autonomismo, la lega, il movimento giovani padani, il rispetto delle tradizioni di chi ospita, della legalità costituita come cardine della società e tutto quant'altro può essere utile per comprendere bene da dove arriva (culturalmente) il loro interlocutore. Questo per far si che l'incontro sia proficuo partendo da una conoscenza reciproca, almeno in linea teorica e di base, degli interlocutori.»
Occorrerà quindi aspettare settembre per scoprire se vi sarà il duello e se sarà “cavalleresco” o alla “rusticana”, se sarà a colpi di fioretto o di sciabola (o addirittura con armi da fuoco) e, soprattutto, se sarà al primo o all’ultimo sangue. di Marco Campagnolo
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