giovedì 20 agosto 2009

Schio (VI), I cappuccini: «Non dobbiamo chiedere permessi per aiutare chi soffre»

La residenza al convento dei Cappuccini di due donne della comunità sinta vicentina desta perplessità tra la comunità. L'altra sera, nel sagrato del convento dei Cappuccini, i frati hanno deciso di indire un'assemblea pubblica a fronte delle lamentele di alcuni residenti del quartiere per la presenza, fino ad alcuni giorni fa, di tre roulotte di sinti in sosta nel piazzale dello storico convento. Sosta consentita dai frati, ma che ha creato malcontento tra chi abita nelle vicinanze del luogo sacro.
L'inizio della storia risale a qualche anno fa. Nicoletta e la sorella Adriana vivevano in un loro terreno di proprietà a Piovene Rocchette in roulotte, ma sono state cancellate dalle liste anagrafiche e cacciate dalla loro proprietà con un'ordinanza di "divieto di sosta ai nomadi" che nega il diritto di circolare e soggiornare sul territorio comunale a "nomadi" o "zingari", la situazione per le due donne si è aggravata.
Le condizioni di salute di Adriana, una delle due donne sinte, sono peggiorate fino a portarla all'invalidità e al tempo non aveva diritto all'assistenza pubblica non avendo una residenza fissa. L'associazione Sucar Drom ha portato a conoscenza dei frati questo caso e subito i cappuccini si sono prodigati per trovare una soluzione. Le due donne, ottenuto domicilio in via Cappuccini, proprio nella proprietà privata del convento, da fine luglio hanno sostato con le loro roulotte nel sagrato per tre settimane. Questo ha causato una divisione tra gli abitanti: c'è chi non accetta la presenza delle carovane vicino a un luogo sacro e teme per la sicurezza e chi invece, al contrario, è ben disposto all'integrazione.

Il priore del convento fra' Dino, assieme a fra' Paolo e fra' Claude, ha così deciso di aprire il dibattito sull'argomento, dando voce a tutte le parti in una riunione sotto le stelle davanti al convento. Nicoletta, accompagnata da due operatori dell'associazione "Sucar Drom", ha raccontato la sua drammatica storia davanti ad una cinquantina di persone, accorse per affrontare l'inconsueta questione. I frati chiedono agli abitanti di superare paure e diffidenze e di aprire i cuori, andando oltre i disguidi tecnici. Uno dei quali, l'installazione del wc chimico in fondo al cortile avvenuta soltanto due settimane dopo il loro arrivo.
Qualcuno si lamenta dell'accattonaggio e del fatto di essere stato disturbato durante le ore notturne da canti e musica provenienti dalle roulotte. Altri soprassiedono e accusano i compaesani di mentalità ristretta e di non essere aperti all'integrazione sociale delle minoranze etniche. Altri ancora si chiedono perché la comunità religiosa abbia deciso solo adesso di interpellare gli abitanti quando l'ospitalità delle due donne nel convento è già stata concessa.
«L'accoglienza è aperta a tutti - ha replicato fra' Dino, poco prima di abbandonare l'assemblea quando gli animi si sono accesi un po' troppo. - Non dobbiamo chiedere permessi per aiutare chi ha bisogno del nostro sostegno. Nulla è più importante della vita umana». Tra le proposte c'è stata anche quella di trasferire le roulotte all'interno del parco del convento, ma questa soluzione ha suscitato nuove polemiche. Fra' Paolo, presente per tutta la serata, ha chiesto alla comunità di accettare provvisoriamente la presenza delle due donne sinte fintantoché non sarà disponibile per loro una sistemazione diversa. Le due sarebbero infatti disposte a rinunciare al nomadismo in cambio di fissa dimora. Il dibattito è proseguito fino a tarda serata senza però giungere ad una conclusione definitiva. Di certo il problema è spinoso e difficile da risolvere in breve tempo. di Anna Lirusso

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