Nel nostro Paese assistiamo, con grande preoccupazione, alla diffusione di atteggiamenti e comportamenti che sono all’opposto dei valori di solidarietà, accoglienza e rispetto della persona nei quali dovrebbe riconoscersi ogni società che voglia definirsi civile. La retorica della sicurezza viene usata per diffondere la paura del “diverso” e giustificare l’adozione di provvedimenti repressivi, discriminatori e razzisti che, oltre a violare la nostra Costituzionale e la Dichiarazione universale dei diritti umani, alimentano un clima di odio e di contrapposizione sociale che, in una spirale senza fine, produce nuova insicurezza, distrugge la coesione sociale e calpesta la dignità umana.
La nostra coscienza ci impone di non subire passivamente questa deriva intollerante e razzista, sollecitandoci ad agire concretamente, sul territorio, per creare occasioni di incontro, di dialogo e confronto tra culture e religioni diverse, nella convinzione che, alla base di una civiltà di rapporti e relazioni, sia fondamentale l’elemento della conoscenza. Se non si conosce diventa più difficile capire e se non si capisce è tutto più complicato: il dialogo, il confronto, l’integrazione, la solidarietà, la civile convivenza. Nascono equivoci ed è più facile farsi prendere dall’egoismo, dall’odio e dall’intolleranza. La mancanza di conoscenza è il terreno fertile della deriva razzista.
Il nostro essere persone ci spinge verso l’altro: non solo abbiamo bisogno di stare con gli altri ma siamo anche curiosi. Ci piace sentire, ascoltare, gustare, assaporare. E così i colori, gli odori, i suoni, i cibi, la musica, le tradizioni, sono da sempre forti attrattori di viaggi. Oggi possiamo iniziare il nostro viaggio a partire dalle case, dalle piazze, dai parchi dei nostri paesi.
Per questi motivi abbiamo deciso di organizzare un Festival multicuturale-multietnico come proposta di integrazione delle culture e dei nostri territori. Il festival vuole coinvolgere il maggior numero di persone (autoctoni ed immigrati) a partecipare, sia come organizzatori sia come “fruitori”, per iniziare a conoscerci a partire da noi nella speranza, come nella “presunzione”, che “poi forse possiamo diventare un po’ contagiosi”. Il festival ci aiuta a capire che la diversità non è un problema ma, anzi, può diventare un fattore di crescita e di arricchimento culturale e sociale. Per questo motivo il festival non vuole essere solo folclore ma “un’opportunità per dimostrare che insieme si può stare”, per dare valore alle diversità, alle tante espressioni culturali che le diverse appartenenze rappresentano.
Il festival ci spinge a stimolare la nostra curiosità, a superare la diffidenza, a invogliare le persone a conoscersi e ad avvicinarsi alla ricchezza delle diverse culture, invitandole ad interrogarsi sui propri pregiudizi, sulle proprie paure e sul significato di vivere insieme agli altri. Con il festival vorremmo così contribuire a neutralizzare gli atteggiamenti discriminatori e razzisti, favorendo, nella vicinanza, un clima di empatia che nell’incontrare l’altro lo ascolta, e tutto ciò va nel verso di migliorare le relazioni sociali e la qualità della nostra vita.
Pensiamo quindi ad una serie di manifestazioni di vario genere, distribuite su diversi Comuni (Castiglione delle Siviere, Castel Goffredo, Montichiari e altri che vorranno aggiungersi): cultura, musica, cinema, danze, letteratura, poesia, teatro, pittura, fotografia, cucina, sport, giochi e attività ludiche, favole e storie, commercio equosolidale, artigianato etnico, laboratori per bambini e studenti… Pensiamo a manifestazioni che si svolgono con caratteristiche diverse: incontri, testimonianze, cene etniche, aperitivi in musica, banchetti e stand informativi, concerti, spettacoli, mostre, esposizioni fotografiche, temi e racconti, disegni e opere artistiche, utilizzo di spazi pubblici, manifestazioni sportive e quant’altro può emergere dalla fantasia e dalla capacità organizzativa dei gruppi e delle associazioni che partecipano al festival.
Vorremmo riflettere, in particolare, su alcune parole-chiave: immigrazione, sicurezza-insicurezza, condivisione, integrazione, socializzazione, intercultura, multiculturalità-multiculturalismo, mondialità, identità plurali, diritti-doveri, solidarietà, pace e gestione nonviolenta dei conflitti. E il futuro che ci aspetta.
Vorremmo così coinvolgere: le comunità di stranieri e le associazioni presenti sul territorio, gli organismi scolastici e le rappresentanze degli studenti, il mondo del lavoro, le famiglie e in particolare i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze. Vorremmo coinvolgere tutta la cittadinanza creando occasioni d’incontro, di ascolto, di convivialità e di riflessione.
Questa carta d’intenti è stata approvata all’unanimità dai partecipanti all’assemblea di Esenta del 12-05-09 e rappresenta il punto di riferimento imprescindibile del Festival.
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