Tre minorenni hanno aggredito Antonio De Meo, un cameriere 23enne di Castel di Lama, nella notte fra domenica e lunedì scorsi. I tre ragazzi, appartenenti alla minoranza rom, hanno avvicinato il giovane e dopo aver litigato per una bicicletta sparita gli hanno sferrato due pugni, cadendo il ragazzo batte la testa e muore sul colpo.
Subito sono iniziate le indagini, che hanno avuto una svolta qualche ora dopo. Qualcuno, a Villa Rosa, ha segnalato ai carabinieri che due uomini scesi da una Bmw hanno dato fuoco a uno scooter. I carabinieri fanno una serie di perquisizioni e in breve individuano il proprietario. A incendiare il ciclomotore, rubato il 3 luglio a Giulianova, sono stati il 15enne e suo padre, un commerciante 40enne di Alba. A lui il figlio aveva raccontato di aver investito un pedone con il motorino. E il padre, per evitargli guai, aveva tentato di cancellare le tracce, dandogli fuoco nel piazzale ghiaioso del sottopasso ferroviario. Poco dopo l'uomo era già in manette con l'accusa di favoreggiamento reale, ricettazione ed incendio doloso.
In caserma, insieme al padre, viene portato pure il figlio che racconta l'accaduto, confermando ai carabinieri di aver sferrato un pugno. Vengono dunque identificati anche gli altri tre ragazzi. Alla spicciolata, lunedì mattina, si presentano tutti in caserma. Tutti danno la stessa versione della storia: tranne uno - il 14enne poi dichiarato estraneo ai fatti - hanno tutti dato un cazzotto al cameriere-studente universitario.
«Il coinvolgimento emotivo degli accusati e dei testimoni», hanno spiegato ieri il capitano della compagnia carabinieri di Alba Adriatica Pompeo Quagliozzi ed il collega del nucleo investigativo di Teramo Nazario Giuliani, «è stato determinante per arrivare alla soluzione del caso». Oltre ai ragazzi, sono stati quindici i testimoni dell'accaduto sentiti dai carabinieri. Quindici, tutti decisi a collaborare al massimo.
Ecco dunque che i carabinieri arrestano, oltre al padre, due ragazzi, il 15enne di Villa Rosa e il 17enne di Falconara. Entrambi sono rinchiusi nel carcere minorile di Ancona con l'accusa di omicidio preterintenzionale in concorso e con l'aggravante dei futili motivi. Il 13enne è rimasto a casa perchè, vista la giovanissima età, non è imputabile. Pare sia, come d'altronde i compagni, scioccato per l'accaduto tanto che i familiari hanno deciso di mandarlo con la nonna per un periodo a casa di parenti, lontano - anche dalle polemiche - per cercare di fargli riacquistare un po' di serenità.
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