mercoledì 9 settembre 2009

Auschwitz, insieme per la pace e la riconciliazione

Hanno varcato insieme l'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz, passando sotto la cinica scritta 'Arbeit macht frei' ('il lavoro rende liberi'), camminato fianco a fianco lungo i binari di morte di Birkenau, dove arrivavano i treni carichi di deportati ebrei, sinti e rom, e deposto corone di fiori al monumento della memoria. E insieme hanno pronunciato il loro grido ''forte e chiaro: mai piu'''. Ebrei, Rom, Sinti musulmani, cristiani di tutte le Chiese, accanto a buddisti, scintoisti, induisti, sopravvissuti alla Shoah, autorità politiche e pellegrini di tutte le nazionalità hanno compiuto ieri un pellegrinaggio nel campo di Auschwitz-Birkenau.
Obiettivi: rinnovare l'impegno al dialogo per la pace tra religioni e culture diverse, nel segno di quello 'Spirito di Assisi' inaugurato da Giovanni Paolo II e riportato in questi giorni a Cracovia dalla Comunità di Sant'Egidio. Un'immagine che è ''l'icona di un mondo nuovo, l'inizio di una solidarietà e di una fraternità che non dobbiamo dimenticare'', l'ha descritta mons. Vincenzo Paglia, presidente della commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso e vescovo di Terni.
A rompere il silenzio della marcia, sotto un sole caldo e per molti a digiuno, èstata la testimonianza dell'ex Rabbino capo di Israele, Israel Meir Lau, sopravvissuto al campo di Buchenwald (Germania) quando aveva meno di otto anni. ''Siamo qui, in questa fabbrica di morte, per promettere ai nostri figli che questo non accada mai più' ha detto. Una promessa, quella fatta alle generazioni future, che impone di guardarsi intorno e non abbassare la guardia, perché ''ogni giorno 18 mila bambini muoiono di fame nel resto del mondo. Anche adesso, mentre noi siamo qui''.
''Avevamo la cenere sulla bocca'', ha raccontato Ceija Stojka, rom austriaca, anche lei scampata alla morte quando era bambina, prima a Ravensbruck e poi ad Auschwitz. Come oggi, ''qui c'erano uomini di tutto il mondo e si parlavano tutte le lingue del mondo'', ma allora ''c'era soprattutto l'odio della morte'', ha detto davanti a migliaia di persone che ascoltavano in silenzio o in preghiera.
E' infatti ancora la memoria di chi puòaccontare il migliore antidoto all'orrore perché ''ancora oggi nel 2009 c'è gente che inneggia a Hitler'', ha aggiunto Stojka, mettendo in guardia dagli episodi di razzismo e antigitanismo che si stanno diffondendo in Europa.
Un monito contro la violenza dei nostri giorni perchè ''la sofferenza è sofferenza ovunque e per tutti: ebrei, musulmani, cattolici, tutti'', ha sottolineato Mohammed Esslimani, teologo islamico della Mecca.
La proclamazione e la firma dell'Appello per la pace 2009, in una cerimonia solenne e affollata nella piazza del Mercato, hanno chiuso in serata la tre giorni di Cracovia dedicata al dialogo interreligioso. ''Non c'è pace per il mondo, quando muore il dialogo tra i popoli'', recita l'appello. E per continuare il cammino inaugurato ad Assisi nel 1986 il card. Lluis Martinez Sistach, arcivescovo di Barcellona, ha dato appuntamento per l'anno prossimo nella città catalana.

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