Una media di 10mila euro a testa. Comune e ministero vogliono persuadere i Rom e i Sinti a trovare una sistemazione, e l’argomento è di quelli convincenti. Oltre 13 milioni di euro per il progetto di Palazzo Marino che punta a risolvere l’emergenza intervenendo sui 12 campi regolari (non sulle aree abusive, che erano una ventina a ottobre). Un progetto che il ministero dell’Interno - e non accade spesso - ha deciso di finanziare al 100 per cento. Dunque 13 milioni per 1300 beneficiari, e il conto è presto fatto: 10mila euro a testa.
Otto milioni e 635mila euro per l’abbattimento e la riqualificazione dei campi - la metà dei quali per realizzare un campo di transito in via Idro - 480mila euro per la videosorveglianza, 800mila per l’accoglimento dei minori, 700mila euro in tutto per inserimento professionale e borse lavoro, 500mila per i presidi sociali. E soprattutto 2 milioni di fondo di garanzia per l’«accompagnamento verso la fuoriuscita dai campi con soluzioni abitative e lavorative autonome. Per esempio per garantire l’acquisto o l’affitto di case, o cascine, da parte di una o più famiglie. In via Idro è accaduto, e l’assessore al Sociale Mariolina Moioli (in foto) ne fa un modello.
Altra destinazione del fondo è l’accesso al microcredito per cooperative costituite da Rom e Sinti. Prestiti dunque, «non a tasso zero», precisa l’assessore, assicurando anche al capogruppo del Pdl Giulio Gallera «che non ci saranno corsie preferenziali» per la casa. Timore condiviso dal vicecapogruppo Carlo Fidanza che chiede chiarimenti sui due milioni, manifesta il timore che «troppi soldi vadano a interventi di tipo sociale» e che quelli per l’inserimento abitativo siano visti dai milanesi come un privilegio.
Perplesso anche l’assessore regionale Stefano Maullu, che chiede «estrema cautela» su via Idro, perché «si corre il rischio di creare una città dei nomadi, nuova trappola di esclusione sociale». L’obiettivo comunque è arrivare, nel giro di 18-24 mesi - ma i tempi sono da definire - a un numero di Rom e Sinti compreso fra i 300 e i 600. Oggi nei campi regolari sono circa 1600 (sono aumentati, a ottobre erano 1.331): 135 a via Idro, 160 in via Bonfadini, 97 in via Martirano, 91 in via Negrotto, 34 in via Impastato, 240 in via Novara, 183 in via Chiesa rossa e oltre 600 fra Triboniano e via Barzaghi. Il Comune vuole smantellare Bonfadini, Negrotto, Novara e le aree di Triboniano, interessate ai progetti di Expo. Circa mille persone in tutto. Ne resterebbero 300 nei quattro piccoli campi residui, e 80 famiglie nei moduli di via Idro, l’area di transito che sarà il fulcro di tutta l’operazione, dove si prevede di spendere un terzo delle risorse.
Dunque, sicurezza ma anche casa e lavoro. L’assessore Moioli si dice soddisfatta del sostegno incassato dal Pdl in commissione, ribadisce la sua ricetta di «legalità e inserimento» chiede tempo sui dettagli ed esclude categoricamente che si tratti di alloggi popolari. I consiglieri Pd si sbracciano per sottolineare i comuni obiettivi («il superamento dei campi») e l’imbarazzo della Lega. «Si prende in mano davvero un problema ereditato in condizioni spaventose» ha sottolineato ieri il presidente Aldo Brandirali al termine della commissione dedicata al piano, mentre il leghista Matteo Salvini promette: «Vigileremo affinché non un solo euro vada a finire in cose diverse dalla sicurezza». «Dobbiamo discutere ancora tutto - frena il capogruppo del Carroccio - Ci convincono abbattimenti, sicurezza e videosorveglianza, molto meno affitti, garanzie e contributi, anzi non stanno né in cielo né in terra». di Alberto Giannoni
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