Camicia a righe blu, pantaloni e occhiali in tinta. Per inaugurare il nuovo anno scolastico, questa mattina il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha scelto una mise più casual del solito. Lo ha fatto per entrare in punta di piedi, senza avere l'abito delle occasioni ufficiali, nell'"altra" scuola, quella che non va sui giornali semplicemente perchè nessuno, tranne qualche docente autorizzato, può metterci piede: la scuola in carcere.
E' la prima volta che un ministro decide di aprire l'anno scolastico in un istituto penitenziario per minori, e oggi è toccato a quello di Nisida, isolotto davanti a Napoli raggiunto da Gelmini via mare (vana l'attesa dei precari campani che protestavano davanti alla struttura). E lo ha fatto portando con sé non solo gli annunci, tipici delle occasioni pubbliche, ma anche una "dote" di 1,5 milioni di euro che il ministero dell'Istruzione ha stanziato per garantire un'offerta formativa sempre più ampia ai baby-detenuti. A Nisida ce ne sono 70, che seguono regolarmente le lezioni come iscritti nelle sezioni distaccate delle scuole medie Sogliano e Michelangelo di Napoli. Gelmini ha incontrato questi ragazzi e con loro ha visitato i laboratori di ceramica, quelli in cui si fanno i presepi a mano, le classi di informatica. Chi era presente racconta che con alcune detenute Rom ci sono stati momenti molto toccanti.
"Per me è stata una giornata davvero istruttiva- ha spiegato poi Gelmini ai cronisti, che non hanno potuto seguirla nella visita mattutina- questa giornata rimarrà indelebile nella mia memoria".Nisida è citata nei loro scritti da Omero, da Matilde Serao, da Alexandre Dumas, è un isoletta bellissima dove però il mondo non può entrare perchè c'è l'istituto penitenziario minorile. Una piccola "Alcatraz" in salsa partenopea dove un ministro dell'Istruzione non si era mai visto. In verità è la prima volta in assoluto che un anno scolastico viene inaugurato tra i minori reclusi, peraltro con una promessa concreta: nell'ambito del progetto "LeAli al Futuro", Gelmini ha stanziato 1,5 milioni di euro per finanziare la scuola in carcere, per "potenziare" l'offerta formativa dietro le sbarre.
Al via anche una commissione interministeriale (Istruzione-Giustizia) che dovrà elaborare le nuove linee guida per la scuola dentro gli istituti per minori, che in Italia sono in tutto 16 e ospitano 527 detenuti (314 i maschi, 205 gli stranieri). Tanti di questi studiano anche in carcere. Il programma del ministero prevede dieci punti: tra questi, corsi di formazione per gli insegnanti, laboratori professionali, promozione del microcredito per favorire l'accesso al mondo del lavoro, corsi per le famiglie.
A Nisida il ministro ha rivolto un "plauso ai docenti che lavorano anche in condizioni difficili nei carceri minorili pur avendo altre opportunità. Mi batterò- conclude- perchè anche a Nisida ci sia un biennio di scuola superiore magari da fare anche con la formazione professionale. Dobbiamo rendere possibile anche per chi è in carcere il completamento dell'istruzione". da DIRE
1 commento:
A Nisida ci sono stato la passata primavera. Sono andato a trovare la piccola Angelica lì rinchiusa con l’accusa infamante di aver tentato di “rubare” un neonato. Sopra U Velto potete trovare le informazioni utili alla ricostruzione della storia, secondo il mio punto di vista. Quando sono andato io erano esattamente nove mesi che se ne stava in carcere, a due passi dal mare, in condizioni di estrema solitudine. Nessuno era andato mai a trovarla ed ancora oggi sembra dimenticata da tutti. Nonostante siamo riusciti a creare un minimo di attenzione sulla sua vicenda personale (il reportage di Miguel Mora sopra El Pais e la scesa in campo – frenata, ostacolata? – del Presidente Heredia dell’Union Romanì), nulla è stato possibile e di lei si continua a non sapere nulla. Qualche mese fa a Potenza ho incontrato Padre Alex Zanotelli al quale ho riferito di una possibile iniziativa per Angelica, tra l’altro, già sostanziata per iscritto anche al suo Avvocato difensore, Crsitian Valle che, per quanto è di mia conoscenza, ha un rapporto quasi “fiduciario” con l’Opera Nomadi. Questo “progetto” prevedeva, attraverso il mio impegno personale, l’auspicabile ricongiungimento famigliare (lei stessa ha una figlia di due anni, oggi in Romania con i nonni) disponendo di una casa di mia proprietà dove avrebbero potuto vivere, qualche concreta possibilità per trovare un lavoro e con il “sostegno” di una qualsiasi Associazione, la possibilità di tornare a sperare, in terra di Basilicata. Vedremo… ma è già passato molto tempo. A Nisida con Angelica erano detenute altre otto ragazzine tutte di Etnia Rom. … come “ladra di profumi”.
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