«Pensavo di trovare in Italia uno spazio di vita, una ventata di civiltà, un’accoglienza che mi permettesse di vivere in pace e di coltivare il sogno di un domani senza barriere né pregiudizi. Invece sono deluso. Avere la pelle nera in questo paese è un limite alla convivenza civile. Il razzismo è anche qui: è fatto di prepotenze, di soprusi, di violenze quotidiane con chi non chiede altro che solidarietà e rispetto».
Così, vent’anni fa, parlava Jerry Masslo (in foto). Rifugiato sudafricano e bracciante ucciso il 24 agosto 1989 a Villa Literno, in provincia di Caserta, per aver difeso i diritti degli altri stagionali di tutti i colori dai caporali. Se fosse ancora vivo di quel discorso, siamo sicuri, Masslo non cambierebbe una virgola. Perché nulla è cambiato in Italia.
Il razzismo non solo è rimasto ma si è radicato. Tra la gente e nelle istituzioni. La legge Bossi-Fini è ancora in vigore, il pacchetto sicurezza che criminalizza e inasprisce le pene ai clandestini è fresco di approvazione, i centri di identificazione ed espulsioni sono sempre lì e sono sempre più inumani, gli sgomberi dei campi rom pressoché quotidiani, così come le aggressioni agli omosessuali e agli stranieri di ogni credo e latitudine. Razzismo di pelle, di orientamento sessuale, di culture, di religione non fa nessuna differenza. «Il diverso è diverso, sempre», certifica un’enorme scritta nera su un muro di Roma. Una volta città aperta, ma ora sempre più chiusa in se stessa, nella propria «identità».
Ed è proprio per le strade della Capitale che il prossimo 17 ottobre ci sarà una manifestazione nazionale in difesa del «diritto ad esistere». Lo chiedono i migranti che vivono nel nostro paese, in balìa ogni giorno di pregiudizi e intolleranze. Mancano ancora più di tre settimane all’iniziativa, ma in molti hanno già risposto all’appello che si può sottoscrivere andando sul sito http://www.17ottobreantirazzista.org/. di Stefano Milani, continua a leggere…
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