Sinti, convivenza e prospettive della realtà dei “nomadi” sul nostro territorio: protesta Unitalia per i camper a Sinigo, si lamenta Minniti del Pdl, iniziano la raccolta firme al Rione Maria Assunta perchè il “campo” sotto la Mebo venga spostato e smantellato. E nel coro si inseriscono anche loro, gli «zingari». Che chiedono rispetto, propongono interazioni, hanno dato vita a un'associazione e puntano anche dalla loro visuale il dito accusatorio verso il Comune: dove sono i progetti di micro-aree?
Tra tensioni, incomprensioni, polemiche, emerge chiaramente un aspetto, quello dei ritardi e delle incertezze municipali. Le promesse elettorali, ripetute di anno in anno e sempre rinviate, di spostare il campo nomadi sotto il viadotto Mebo sono rimaste inevase e ora ben difficilmente i risultati dello studio tecnico per altre soluzioni e nuovi siti verranno esposti, a pochi mesi dal voto. Fra i primi a chiedere un trasloco dalla confluenza sono proprio loro, i Sinti.
«Anche i sinti non vogliono stare nei condomini - spiega Robert Gabrielli - ma d'altronde alla confluenza il campo è un lager, quattro bagni per 80 persone, conflittualità fra famiglie, un ghetto non gestibile e controllabile».
L'obiettivo è quello delle micro-aree, a dimensione di famiglia allargata.
«È la soluzione che dappertutto ha dato buoni risultati - insiste Gabrielli - Non è giusto imporci l'integrazione forzata nei condomini, abbiamo anche noi un retroterra culturale, dei valori radicati nel nostro passato che vanno rispettati. Col tempo, forse, l'avvicinamento fra le due diverse realtà potrà avanzare, ma solo senza forzature».
Ritornando al campo nomadi, le accuse di degrado, micro criminalità e poco controllo si sprecano.
«Chi nasce e cresce in un ghetto, non deve essere un sinto per essere a rischio delinquenza: succede in tutte le realtà ed etnie del mondo».
Si ritorna dunque all'alternativa delle micro-aree.
«A noi andrebbero bene, saremmo disposti a pagare un affitto, a collaborare; sarebbero una alternativa anche economica per la collettività ai condomini Ipes».
Potrebbero essere una porta di ingresso ad altri arrivi.
«Noi siamo meranesi da generazioni, il nostro primo valore è la famiglia più che il lavoro, ecco perché chiediamo le micro-aree per le famiglie allargate, un modo anche per risolvere il problema dei nostri anziani».
E qui la palla ritorna al Comune, ai suoi silenzi, alle sue paure di scoprire le carte sui nuovi insediamenti. Di certo, si sa che lo studio tecnico ha individuato quattro potenziali siti: fra questi l'ex scalo merci in fondo a via Rabbiosi e un secondo nella zona latteria sociale ma non nell'area ex deposito militare. Altro voci parlano di un terreno marginale a Maia Alta e uno oltre la stazione Fs. Ma rompere il muro di silenzio dettato dalla paura del voto per sindaco e giunta, è impresa quasi impossibile: e mentre l'amministrazione latita, le tensioni salgono e le emergenze aumentano. da Alto Adige
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