giovedì 22 ottobre 2009

Napoli, la scuola impossibile per i bambini rom

«Entro l´estate del 2010 la maggior parte degli interventi previsti dal piano per l´emergenza rom, sarà realizzata o in fase di realizzazione avanzata». Questa la promessa del prefetto Alessandro Pansa, commissario straordinario per l´emergenza.
«Con l´istituzione del tavolo di concertazione regionale, si è predisposto un piano d´azione dettagliato, anche nei tempi - ha dichiarato il prefetto-, che ci consentirà, nei prossimi mesi, la costruzione di più villaggi rom ed il recupero di immobili atti a ricevere i nomadi che attualmente vivono in campi non autorizzati e degradati dal punto di vista igienico sanitario a Napoli e provincia. Per la sola città di Napoli, sono previsti 5 interventi che decolleranno a breve: le progettazioni definitive sono già al vaglio degli ultimi pareri prima delle gare d´appalto».
Nel frattempo, i bambini e gli adolescenti rom frequentano in modo saltuario la scuola e con un basso rendimento. Pochi, raccontano i dati delle associazioni che operano nel campo comunale e in quelli abusivi di Napoli e provincia, raggiungono la terza media e pochissimi arrivano alle superiori. «È iscritto alla scuola dell´obbligo circa il 65-70 per cento dei figli dei rom presenti in città da tre generazioni», spiega Vincenzo Esposito di Opera nomadi. «Ma la percentuale cala fino al 10 per cento per i rumeni che vivono nei campi come quello di Afragola dove risiedono 300 rumeni e quasi nessun bambino va a scuola». Altre cifre le fornisce la prefettura: 1.416 rom campani su 2.790 sono minori e di questi, 465 sono iscritti a scuola. Un censimento volontario e perciò parziale. «Molti bambini non vengono sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie, non hanno il kit scolastico, l´acqua corrente o le scarpe», sottolinea Enzo Somma della Comunità di Sant´Egidio.

«I compagni ci chiamano zingarelli sporchi», si lamenta Dalibor, 12 anni, ospite del campo comunale di Secondigliano. «Alcuni insegnanti mettono i bambini in fondo alla classe e questi restano indietro», aggiunge Marta di Opera nomadi. In pochi seguono i progetti scolastici pomeridiani perché il trasporto comunale funziona fino alle 15.00. L´assessore comunale agli Affari sociali Giulio Riccio assicura che da quest´anno il servizio di accompagnamento, gestito da Città sociale, sarà esteso anche ai campi non comunali: «In verità manca una reale richiesta pomeridiana. Ma se ci saranno, provvederemo».
Le scuole frequentate dai rom stanno promuovendo la formazione per l´insegnamento dell´italiano e la partecipazione dei genitori a scuola. Ma nonostante questo sono pochissimi quelli che continuano gli studi dopo le medie. «Denis, protagonista del progetto teatrale Arrevuoto, e i suoi due fratelli si sono iscritti alle superiori ma hanno difficoltà perché non sono previste borse di studio per i rom», denuncia Marco Marino di Chi rom e chi no, che autogestisce la "Scuola Jungla" nel campo vecchio di Secondigliano. Dalla prefettura fanno sapere che da Giugliano solo due minori hanno chiesto di frequentare le scuole superiori e per loro la Provincia, ha già erogato le borse di studio. Inoltre è stato predisposto un percorso sanitario: dalle vaccinazioni obbligatorie alle visite ambulatoriali. Sono solo singoli interventi, ribadiscono le associazioni: «Non c´è ancora un modello di scuola interculturale. Solo quando i rom faranno parte del tessuto sociale i loro figli potranno integrarsi». D´accordo l´assessore Riccio che rilancia il modello del centro di accoglienza di Soccavo: «Solo superando l´ottica dei campi si può favorire l´integrazione». di Alessandra Del Giudice

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