Undici fotografi italiani e albanesi hanno dato vita a un workshop sui campi rom in Albania. Davide Grossi, parmigiano, ha firmato “Ticket to rom”, tre differenti reportage sulle condizioni di vita nelle tendopoli. Il portfolio che ci presenta è “Camera con svista” nel quale ha indagato il rapporto tra “la casa” (il suo aspetto) e “la casa” (luogo d’affezione e di intimo rifugio da ciò che è esterno a noi)
Radio Tirana non trasmette musiche balcaniche. Tirana è un enorme periferia senza centro e senza figura. Tirana è la capitale di un paese piccolo, un paese dove negli ultimi anni i rumori della tecnologia occidentale hanno aumentato il loro volume. Impietosamente macchine lussuose si sono gettate nelle strade con i loro sedili in pelle e una coda di fumo nero. Il flusso disordinato e senza codice di queste macchine è comandato da improbabili semafori. All’ombra dei semafori si sono consolidate le professioni di poca esperienza, tra le quali la mendicazione. La mendicazione viene operata diffusamente dai bimbi. Dai bimbi rom.
A Tirana vivono due gruppi, quello rom e quello rom egiziano. Queste due minoranze rappresentano il 10% della popolazione albanese, ma non vengono riconosciuti legalmente come minoranze nazionali. Le famiglie rom risiedenti in Albania vivono al di sotto della soglia di povertà, in condizioni miserabili e precarie. Il campo della stazione centrale è privo di acqua, luce, gas. L’ impossibilità di essere registrati all’anagrafe impedisce il godimento dei diritti e delle libertà fondamentali: l’istruzione, la formazione professionale, l’accesso alla sanità pubblica. Tutti questi aspetti limitano fortemente la possibilità di inserimento della comunità rom di Tirana nella società Albanese. A queste condizioni si aggiunge il totale disinteresse delle istituzioni locali ed ogni forma di supporto ed ausilio avviene esclusivamente dalle Organizzazioni Non Governative.
Queste sono le premesse con le quali io ed altri dieci fotografi Italiani ed Albanesi abbiamo affrontato il progetto. Completamente autoprodotto sottoforma di Workshop e coordinato dal fotografo Giovanni Marrozzini, l’insieme dei lavori fotografici si pone come invito alla riflessione. La fotografia è qui chiamata a rendere testimonianza ed a recuperare la propria ontologia, a farsi strumento di rilevazione e rivelazione di una pesante e delicata tematica sociale.
Il mio soggiorno a Tirana, compiuto nell’ agosto 2009, ha dato vita ad un articolato lavoro che ha preso il titolo di “Ticket to rom” composto di tre differenti reportage sulle condizioni di vita nelle tendopoli rom. Il portfolio qui presentato è “Camera con svista” nel quale ho indagato il rapporto tra “la casa” (il suo aspetto) e “la casa” (luogo d’affezione e di intimo rifugio da ciò che è esterno a noi). Ogni mio lavoro è improntato all’osservazione ed al recupero del “paesaggio umano” quale elemento inevitabile per una comprensione cosciente dell’uomo e della propria condizione. Nei miei lavori cerco un approccio topografico mediato dai quei piccoli elementi che si celano nelle pieghe piu’ intime e nascoste della realtà come elementi mitigatori che rivelano la costante presenza dell’uomo. da la Repubblica Parma
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