Si chiamava Andreia, aveva 18 anni e faceva la badante, la ragazza rom rumena morta nella notte tra domenica e lunedì (27 e 28 dicembre 2009) nel sonno, nel rogo della baracca dove viveva con il fidanzato, sulla via Ardeatina. Dalle prime ricostruzioni, a scatenare l’incendio sembra sia stata la caduta accidentale di un contenitore pieno di alcool, usato dalla coppia per scaldarsi e cucinare. I Vigili del fuoco, immediatamente accorsi alla chiamata del fidanzato - che in quel momento si trovava in un’altra baracca - hanno subito spento le fiamme, ma per Andreia non c’è stato niente da fare. E si pone di nuovo all’attenzione dell’opinione pubblica la situazione dei micro accampamenti abusivi.
La baracca dove si è sviluppato l’incendio, infatti, si trovava all’interno di un micro accampamento, assieme ad altri quattro rifugi di fortuna. Nella piccola tendopoli vivevano in tutto dieci persone, sei uomini e quattro donne, che ieri (28 dicembre 2009) sono state prelevate dalla Polizia municipale e trasferite in un centro di accoglienza. Questa mattina (29 dicembre) le ruspe hanno abbattuto i bivacchi e ripulito l’area. Ma il problema resta, come sottolineato ieri dal sindaco Gianni Alemanno dopo una visita al campo: «Abbiamo bisogno di strutture di accoglienza per impedire fisicamente che chi viene sfollato da questi micro-campi ne vada a creare degli altri».
Secondo il comandante del XII gruppo della Polizia municipale, Rolando Marinelli, il campo era nato da 2-3 mesi, dopo l’ultimo sgombero avvenuto in via Millevoi, a 500 metri dall’attuale insediamento. «Nella zona compresa fra Trigoria, il fosso di Vallerano, il parco di Decima Malafede, e via Castel di Leva – ha spiegato Marinelli – i micro-campi sono una decina. Dove è possibile cerchiamo di fare dei censimenti, ma a distanza di tempo dagli sgomberi gli accampamenti si riformano spontaneamente».
Complice il freddo e i fornelletti usati per scaldarsi in mancanza di elettricità e riscaldamenti, una settimana fa erano già bruciate una quarantina di costruzioni abusive a via della Martora, mentre un altro incendio, il giorno successivo, era scoppiato nell’insediamento di via Cesare Lombroso, fuori dell’ex manicomio di Santa Maria della Pietà. Ribadendo la necessità di creare delle strutture attrezzate per l’accoglienza di rom e nomadi, Alemanno ha quindi nuovamente chiesto al governo di liberare il Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Ponte Galeria, adibendolo a “punto di transito”: «È necessario trasformare Ponte Galeria in un punto di transito, che ci permetta di fare opere di bonifica su tutto il territorio; da gennaio speriamo di dare risposte sistematiche in maniera da abolire la vergogna dei micro-campi». da Roma Sette
1 commento:
Gianni Alemanno dopo una visita al campo: «Abbiamo bisogno di strutture di accoglienza per impedire fisicamente che chi viene sfollato da questi micro-campi ne vada a creare degli altri».
Se si è convinto lui..... aspettiamo con pazienza De Corato.
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