martedì 12 gennaio 2010

Gian Antonio Stella: quando si scherza sulle razze non si sa dove si va a finire…

La città bresciana di Coccaglio e quella bosniaca di Prnajor sono, loro malgrado, simboli diversi dell'intolleranza. Coccaglio è uscita dall'anonimato toponomastico poco più di un mese fa per via dell'operazione "White Christmas", i controlli casa per casa dei 400 immigrati irregolari da far sloggiare entro il giorno di Natale perché, come ha detto l'assessore della Sicurezza di Coccaglio, il 25 dicembre «non è la festa dell'accoglienza». Una considerazione minoritaria, vista la nazional reprimenda che ha costretto l'assessore ad annullare l'avvelenato "Bianco Natale".
Ben altro clima si respirava fino a prima dello scoppio della guerra dei Balcani a Prnajor, cittadina idealistica creata dall'Imperatore Francesco Giuseppe sul finire dell'Ottocento. A Prnajor, detta la Piccola Europa, l'Imperatore raggruppò l'intero gregge linguistico dell'Austroungarico: 21 nazionalità diverse, compresa quella italiana, che hanno vissuto in armonia per quasi un secolo, disgregate solo dall'artiglieria di serbi e croati. Assieme alla guerra arrivò il male superficiale, ma letale, dell'etnocentrismo, dell'intolleranza; anche Prnajor ne fu ammantata e in poco tempo si disgregò anche la sua esemplare armonia artificiale.
L'ultimo libro di Gian Antonio Stella "Negri, Froci, Giudei & Co.", oltre a fornire strumenti e coordinate per meglio identificare i connotati del razzismo e dell'intolleranza, vuole allo stesso tempo ricordare che il razzismo si nutre di paura, abusa di stereotipi e ricorre a ridicole giustificazioni scientifiche, ma sopratutto che serpeggia e striscia nella superficialità e che basta molto meno di quel che si pensa perché tutto possa repentinamente volgere al peggio.
Partiamo dal caso Sinti a Mestre?
A Mestre, il problema sollevato dal campo Sinti va oltre il gioco politico, anche se la scelta di rimuovere il Prefetto è indecente. Il Sindaco Cacciari mi ha raccontato che durante un'assemblea, uno di Rifondazione ha strappato la tessera perché ce l'aveva con gli “zingari”. Abbiamo la più bassa percentuale europea di ingressi di nuovi rom, mentre siamo secondi in graduatoria come atti di razzismo nei confronti degli “zingari”. Come mai? Rubano e fan casino solo da noi? E' condivisibile la scelta di averli trasferiti a mezzanotte, viste le proteste, a mio avviso, vomitevoli. Poi, a dirla tutta, all'etnia Rom non è riconosciuto il principio base dell'economia occidentale: quello della proprietà privata. Se a me strisci la macchina, devi ripagarmi il danno, mentre se bruci una roulotte no...

Gentilini ad ottobre è stato condannato in primo grado per per aver usato parole troppo forti contro gli immigrati. Molte persone hanno espresso solidarità all'ex sindaco di Treviso; a detta dei suoi sostenitori, alla fine si trattava solo di propaganda politica e di sentimento popolare...
Ma allora ripristiniamo il linciaggio. Anche il linciaggio era un sentimento popolare. Le 20mila persone che nel 1891 hanno assaltato il carcere della contea di New Orleans per linciare i detenuti italiani lo hanno fatto per sentimento popolare... Oltre la provocazione, ci sono delle leggi. Gentilini ha violato delle leggi, punto. Vogliamo far rispettare le leggi agli immigrati? Prima cominciamo a rispettarle noi.
Caso Balotelli. Anche i bambini allo stadio lo insultano. Cos'é Balotelli? Un simbolo scomodo di un'Italia che cambia?
Se Balotelli fosse un bambino ucraino adottato, non ci sarebbero problemi. Lui è vittima di accanimento razzista perché è un italiano nero. Un ragazzo forse viziato, ombroso, scontroso, e quindi potenzialmente antipatico. Però, se anche a me buttassero le banane in campo, mi arrabbierei più di lui. Balotelli deve tenere duro perché su di lui ci giochiamo molto, visto che è il simbolo del passaggio tra l'Italia di una volta e la nuova Italia multietnica.
Leonardo Tondelli, su "l'Unità", ha scritto che nel suo libro vi è un'immagine marginale del mondo web, paragonando la sua visione degli internauti a una "visione da grattacielo". Ossia, Stella giudica il web dall'alto scranno del "Corriere"...
Non è vero, passo molto tempo in internet. Per fare questo libro ho pattugliato tutta internet in modo sistematico, frequentando poco i siti "ufficiali", come quelli dei quotidiani. Visto che siamo in argomento, sono contrario ai bavagli preventivi delle comunità online. Ci sono già le leggi, basta applicarle. Se uno dice in un forum "paralitico di m." a Bossi, deve essere condannato, perché non è una semplice opinione.
Concedere la cittadinanza agli immigrati può ridurre le tensioni xenofobe?
E' nei fatti. Le statistiche hanno dimostrato che gli immigrati divenuti cittadini italiani hanno una percentuale di reati più bassa degli italiani. Quindi non puoi diventare un buon cittadino se non sei un cittadino.
Maroni ha dichiarato: "Sono anni che ci dicono razzisti. Questo stereotipo non ha effetto sull'opinione pubblica, che sa bene che non lo siamo". Ha ragione Maroni o è l'opinione pubblica a pensarla come la Lega?
Maroni dice un pezzo di verità, nel senso che un pezzo dell'opinione pubblica non pensa che la Lega sia razzista. Però è un pezzo, mica tutta... Mentre il resto dell'opinione pubblica crede che la Lega sia razzista e ci sono esempi che legittimano a crederla tale.
Perché molti movimenti politici si ergono a difensori dei simboli della cristianità quando, nei temi fondamentali quali l'accoglienza e la solidarietà le posizioni sono spesso distanti?
Se parliamo della Lega, ha cambiato mille facce finora. Da antimeridionalista a antimmigrazione. Ha bisogno di un nemico e quello di questi anni, immigrati e islamici, ha reso bene alle ultime politiche. Però la Lega non c'entra con il cristianesimo. Mi fa ridere sentire certa gente, che si è sposata con "rito celtico", difendere le radici del cristianesimo o i suoi dogmi. Poi bisogna ricordare, ritornando ai Rom, che l'atto “politico” più rispettoso dei Rom l'ha redatto proprio la Chiesa, con papa Wojtyla. D'altra parte, la stragrande maggioranza dei Rom è cristiana cattolica.
Razzismo giovanile. Potrebbe esser utile riformulare i testi scolastici di storia inserendo anche i crimini razzisti compiuti dagli italiani durante la Seconda Guerra Mondiale? Magari ricordare e studiare che gli stermini razzisti non li hanno compiuti solo i tedeschi potrebbe aiutare...
Bisogna fare i conti con il proprio passato e smetterla di dire "Italiani brava gente". Per esempio, non so quanti abitanti di Monigo, in provincia di Treviso, sappiano che lì c'era un campo di concentramento per slavi nel quale sono morti centinaia di bambini. Se non conosci il tuo passato, se non sai che hai usato delle truppe musulmane per ammazzare tutti i monaci e i diaconi di Debre Libanos, in Etiopia, puoi anche ripeterti tutti i giorni che gli italiani non sono razzisti. In realtà, tutte le volte che gli italiani hanno avuto a che fare con gli altri, hanno dimostrato di essere razzisti come gli altri. E' obbligatorio metter mano ai testi scolastici, non è possibile raccontare la storia solo per pezzi.
Il razzismo e l'intolleranza degli ultimi anni, oltre che per motivi economici e culturali, possono esser dovute anche alle politiche di accoglienza dei governi di centro-sinistra che, per il timore di cadere nell'etichetta razzista, non hanno regolamentato gli ingressi?
La Sinistra ha pensato che in qualche modo, purtroppo, dovessero esser accolti tutti. Non possiamo accoglierli tutti, sono troppi, dobbiamo farci carico di questo nostro limite e ripensare all'accoglienza.
Nel suo libro, ricorda la "profezia" di Radominr Kostantinovic, un professore dell'ex Jugoslavia che aveva previsto con quindici anni d'anticipo lo scoppio della guerra civile. Secondo Kostantinovic, bisogna preoccuparsi quando "il mugugno sostituisce il dibattito e la taverna l'agorà".
Non voglio fare paragoni, però tanti dicono che Gentilini scherza, che la battuta sulla savana è solo una battuta. Ma ridevano anche quando Karadzic diceva che i serbi erano una razza eletta perché avevano il femore più lungo d'Europa. Quando si scherza con l'odio, non sai mai come va a finire. di Marco Dori

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