venerdì 8 gennaio 2010

Marmirolo (MN), quando i politici fanno i talebani

In relazione alle dichiarazioni stampa rilasciate dal Sindaco di Marmirolo e dal partito politico Lega Nord il 23 dicembre scorso, precisiamo che l’associazione Sucar Drom non accusa l’Amministrazione Comunale di razzismo ma di attuare una norma che riteniamo una discriminazione razziale indiretta (Direttiva 2000/43/CE del 29 luglio 2000) e di “dimenticare” molta della legislazione italiana ed europea.
In sintesi due famiglie italiane, appartenenti alla minoranza storica linguistica dei sinti lombardi, hanno acquistato alcuni anni fa un terreno a Marmirolo con l’intenzione di uscire dalle logiche assistenziali e ghettizzanti del “campo nomadi”. Infatti, queste due famiglie risiedevano nel “campo nomadi” di Mantova. L’obiettivo delle famiglie è quello di costruire un percorso di autonomia abitativa con le proprie forze per offrire ai propri figli un futuro migliore.
Le famiglie hanno fatto questo passo nel 2004, quando la legislazione vigente non riteneva abusi edilizi le roulotte e le case mobili. Infatti la Legge 47/1985 affermava che solo le strutture ancorate saldamente al terreno (per intenderci strutture con le fondamenta in cemento) abbisognassero di concessione edilizia.
Nel 2005 è cambiata la normativa (Testo Unico 380 e Legge Regionale 12/2005) e le strutture abitative di queste due famiglie sono diventate improvvisamente delle violazioni di legge. Cioè le case mobili e le roulotte dovevano ottenere dall’Amministrazione Comunale di Marmirolo la concessione edilizia.
Le famiglie hanno quindi presentato le domande per regolarizzare la propria situazione al Comune di Marmirolo che comunque nell’autunno 2006 ha emesso un’ordinanza di abbattimento delle roulotte e delle case mobili. Per questa ragione le famiglie, supportate dall’associazione Sucar Drom, hanno presentato ricorso al Presidente della Repubblica, come previsto dalla Legge italiana, contestando la normativa che apparentemente neutra (uguale per tutti i Cittadini italiani) colpiva e discriminava esclusivamente i Cittadini italiani appartenenti alle minoranze sinte. Perché di fatto in Italia vivono in roulotte e case mobili solo i Cittadini italiani, appartenenti alle minoranze sinte. Inoltre, è stata contestata la finalità dell’ordinanza perché avrebbe portato delle famiglie di Cittadini italiani con minori a ritrovarsi in strada, senza nessuna alternativa abitativa.

La scorsa primavera con le elezioni si è insediata a Marmirolo una nuova Amministrazione che per bocca del neo Sindaco ha immediatamente annunciato quali sarebbero state le sue priorità, tra queste la “chiusura degli insediamenti nomadi abusivi” (Gazzetta di Mantova, 10 giugno 2009, pagina 7).
Fermo restando che Marmirolo ha diversi problemi (assenti negli annunci del Sindaco) che ai sottoscritti sembrano ben più urgenti come quello della viabilità e del sostegno alle imprese, è davvero incredibile che il “cacciare” due famiglie italiane residenti a Marmirolo da anni possa diventare la priorità di un’Amministrazione comunale nell’Italia repubblicana.
Con questo spirito la nuova Amministrazione comunale non ha atteso, come previsto dalla legge, il giudizio del Presidente della Repubblica, a cui le famiglie avevano fatto ricorso ma ha intrapreso una nuova azione con l’obiettivo di sequestrare il terreno alle famiglie. Cioè di rubarglielo! Tutto questo naturalmente con un’interpretazione della legislazione che le famiglie hanno contestato in sede legale.
A prescindere dai risvolti legali, che comunque avranno un peso non indifferente, pensiamo che sia utile chiedersi: la legalità è rispettata cacciando in strada dei Cittadini italiani, bambini compresi? Secondo i sottoscritti la risposta è no! Abbiamo l’impressione che questa amministrazione utilizzi la legislazione italiana, come i talebani e gli integralisti, utilizzano i testi sacri. Cioè prendono alcuni pezzi delle sacre scritture e su poche righe costruiscono delle crociate contro uno o contro l’altro.
In questo caso c’è anche il risvolto razzista che è da valutare con attenzione. Perchè nell’ultimo incontro avuto con il Sindaco, Carlo Berini ha chiesto: “ma se le famiglie domani acquistassero un terreno edificabile, Lei cosa farebbe?”. La risposta del Sindaco è stata eloquente: “se gli dessi il permesso di rimanere in quell’area, anche edificabile, la mia gente mi verrebbe a prendere a forconate”.
Quindi sembra che il problema a Marmirolo non sia tanto il rispetto della presunta legalità, come afferma il Sindaco sui giornali ma il non voler accettare sul territorio di Marmirolo dei Cittadini italiani che vivono in roulotte e in case mobili.
Questo è inaccettabile! Sarebbe la negazione della Costituzione italiana, del Trattato di Lisbona e di ciò che intimamente siamo: un Paese democratico, dove ogni persona ha pari opportunità, a prescindere dall’appartenenza etnica o dal suo modo di vivere. Chiediamo: che differenza c’è se vivo in roulotte o in una casa di muratura? Nessuna! E non capiamo proprio il termine “la mia gente”, forse le famiglie sinte residenti a Marmirolo non sono la sua gente, signor Sindaco?
Infine, perché le famiglie non vogliono entrare in una casa, come vorrebbe il Sindaco? Per la semplice ragione che con il lavoro che svolgono tutti i giorni (l’acquisto, il trasporto e la vendita di materiali ferrosi) non guadagnano abbastanza per permettersi una casa in muratura. Ma sono fermamente convinti a non dover chiedere aiuto alla Comunità di Marmirolo. Non vogliono la casa popolare, perché sarebbe di nuovo rientrare in logiche assistenziali. Logiche che costano alla comunità. Ma il Sindaco sembra non voler sentir ragioni. Non vuole premiare chi, con tante difficoltà, vuole farcela da solo, con le proprie forze.
Il Sindaco ha espresso fino a questo momento un concetto della legalità che fa a pugni con tutta la legislazione italiana ed europea ma che sia chiaro, i sottoscritti e l’associazione Sucar Drom non abdicheranno di fronte all’illegalità promossa da questa amministrazione e se fosse necessario porteranno la questione fin alla Corte europea dei diritti dell’uomo e alla Corte di giustizia dell'Unione europea perché siamo sicuri che alla fine, se la politica sarà incapace di ragionare, la Magistratura ci darà ragione. di Carlo Berini e Yuri Del Bar

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