«Questa è l'occasione per fare una vita migliore dopo 16 anni vissuti al Casilino 900, e per essere spostati in un campo più igienico e attrezzato dove abbiamo anche alcuni parenti che ci aspettano. Siamo contentissimi». Sono le parole di Hakija Husovic, portavoce delle famiglie che oggi hanno lasciato il “campo nomadi” Casilino 900 di Roma, per essere trasferite nel campo autorizzato di via Di Salone.
Sono circa una cinquantina le persone salite sui pullman diretti al nuovo campo, su oltre seicento residenti del Casilino 900. Il portavoce del più grande “campo nomadi” d'Europa, Najo Adzovic (in foto), ha parlato di «una data storica per il Casilino 900, resa possibile dal dialogo stabilito con l'amministrazione comunale: abbiamo chiesto di poter vivere in abitazioni più dignitose, affinché i nostri figli possano vivere meglio, andare a scuola e avere un futuro sereno. Allo stesso tempo abbiamo dato garanzie di voler vivere nella legalità, prendendo le distanze da chi delinque e non vuole integrarsi».
Non tutti gli abitanti del Casilino 900 sono però d'accordo con il progetto di trasferimento che porterà gradualmente, entro gli inizi di febbraio, alla chiusura del “campo”. Il problema principale è la difficile convivenza che potrebbe instaurarsi nei campi di destinazione tra minoranze di etnia diversa in maggioranza bosniaci, macedoni, kosovari e montenegrini.
«Molti di noi - ha sottolineato Azovic - hanno paura di essere spostati in campi dove vivono centinaia di persone con culture diverse, e dove il sovraffollamento potrebbe scatenare, con i nuovi arrivi, una guerra tra poveri, trasformando il nostro sogno di vivere un po' meglio in un incubo».
In questo senso il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, visitando stamane il “campo” ha rassicurato i nomadi sul fatto che «gli spostamenti saranno effettuati nel rispetto delle diverse identità ed etnie, e lavoreremo insieme alle comunità per trovare la sistemazione più giusta». da Corriere della Sera
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