martedì 19 gennaio 2010

Roma, piano rom: Sant'Egidio sbatte la porta

Trasferiti contro la loro volontà e minacciati. Il "piano nomadi" è appena partito e, dopo le proteste di ieri in via Salone e gli abbattimenti delle prime baracche del Casilino 900 di oggi, si registra una clamorosa rottura. Il sindaco Gianni Alemanno plaude soddisfatto alla realizzazione di un impegno preso dal Comune in accordo con i rappresentanti dei rom, ma ecco la denuncia della Comunità di Sant'Egidio che sbatte la porta. Si dissocia dall'operato del Campidoglio ed esce dal Tavolo rom comunale in aperto contrasto con le operazioni di sgombero e trasferimento - che denunciano - hanno riguardato anche bambini nati in Italia.
In una nota, l'organizzazione impegnata sui fronti della solidarietà e dell'aiuto agli emarginati, in prima fila nell'assistenza alle popolazioni rom, esprime il suo disappunto in particolare per quanto avvenuto nel campo di via Salone, dove ieri ci sono stati i primi trasferimenti.
"Al contrario di ciò che è stato affermato dal prefetto - si legge - il trasferimento al Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto non è avvenuto in accordo con i rom, i quali sono stati minacciati di esecuzione forzata, tanto che hanno fatto ricorso ai loro avvocati. In particolare, il dissenso con i soggetti attuatori del Piano è dovuto ad alcune operazioni nel campo di Salone in cui sono state allontanate famiglie con bambini nati in Italia. Si tratta di persone che abitavano in un campo attrezzato, controllato con telecamere e sorveglianza 24 ore al giorno, quindi non c'è nessun motivo reale di trasferimento al Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), struttura pensata per accogliere profughi giunti in condizioni precarie in Italia".

"Queste famiglie - continua la nota - potevano rimanere nel campo e attendere l'esito della Commissione per la richiesta d'asilo, continuando a vivere nella normalità e a mandare i loro figli a scuola. Bambini inseriti felicemente nelle strutture scolastiche di zona si vedono allontanati dalla propria casa e dalla scuola senza fondati motivi. La Comunità di Sant'Egidio è convinta che la vera integrazione passi per il rispetto dei bambini e la loro educazione. Si segnala inoltre che il trasferimento al Cara fa passare i rom, che nel campo pagavano le utenze e il loro sostentamento, a totale carico dello Stato. Dei 128 rom di Salone che si vogliono inviare al centro 74 sono bambini nati in Italia". La questione basta per rimettere in discussione l'intera attuazione del progetto.
"Temiamo che quello che sta accadendo in queste ore - scrivono dal Sant'Egido - diventi un triste gioco dell'oca ai danni dei Rom: per dare condizioni di vita degne ad alcuni, si rende la vita impossibile ad altri. L'assoluta non considerazione per lungo tempo di una serie di proposte sul Piano nomadi fatte dalla Comunità è frutto di un'esperienza di più di trenta anni a fianco dei rom della capitale, fa mancare i presupposti di un dialogo con il commissario straordinario per l'emergenza nomadi, prefetto Giuseppe Pecoraro, e il Comune di Roma che ne è il soggetto attuatore". da la Repubblica

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