La multinazionale francese viene accusata di comportamenti razzisti e di discriminazione dei disabili. Dopo un tam-tam in Rete, è costretta a modificare il sito ufficiale in cui invitava i clienti a segnalare eventuali nomadi vicino ai punti vendita. E intanto alle cassiere viene imposto di andare in bagno solo a una volta ogni quattro ore
Ad accorgersene è stato un blogger milanese, che - lo dice lui stesso - «non ci voleva credere». E invece era vero: tra i possibili disservizi che la catena di grandi magazzini Carrefour invitava a segnalare, c'era anche l'eventuale «presenza di nomadi» nei pressi dei loro punti vendita. Il tutto nel sito ufficiale (italiano) dell'azienda francese, presente con più di diecimila negozi in una trentina di paesi (65 ipermercati solo nel nostro Paese).
Il blogger che ha scoperto la vicenda ci ha riso (amaramente) su, suggerendo di aggiungere anche la possibilità di «segnalare l'eventuale presenza di ebrei, di omosessuali, di cinesi, di marocchini, giusto per non lasciare fuori nessuna categoria da discriminare». Ma, ironie a parte, la "tendina razzista" presente nel sito di Carrefour ha rapidamente fatto il giro della Rete, con inevitabili proposte di boicottaggio.
E così - seppur non ripresa da nessun giornale o canale televisivo - la questione dev'essere arrivata sul tavolo di qualche manager italiano, che ha rapidamente impartito l'ordine di far sparire la scritta razzista. E così è stato: dopo meno di 24 ore dalla prima segnalazione in rete, il sito era stato modificato.
Una grande vittoria per i blog, dunque, che con il loro tam-tam hanno costretto una multinazionale a tornare sui suoi passi.? Forse, ma una vittoria solo a metà, perchè Carrefour ha sì cancellato l'opzione razzista, ma zitta zitta, senza dirlo a nessuno. Nessun comunicato di scuse, nessuna ammissione di responsabilità. Il contrario esatto della trasparenza che oggi i consumatori -che sono anche cittadini - chiedono sempre di più a tutte le aziende.
Non è la prima volta che Carrefour impatta nella forza della rete, dopo una pessima figura; qualche tempo fa la madre di un bambino disabile denunciò sul suo blog le umiliazioni subite dal figlio nel corso di un'animazione dell'azienda. In quell'occasione la Carrefour fu costretta a scusarsi pubblicamente, cosa che questa volta non ha (ancora?) fatto.
La stessa Carrefour è recentemente salita agli onori delle cronache per aver imposto alle proprie cassiere di andare in bagno non più spesso si una volta ogni quattro ore (LEGGI).
Due anni fa la stessa azienda aveva scatenato le proteste dei sindacati per aver sospeso i pulmini di trasporto dei dipendenti disabili nella sede di Paderno Dugnano, ritenendo il servizio «economicamente svantaggioso e non indispensabile».
Nel settembre scorso i grandi magazzini finirono al centro di un altro scandalo perché sui banconi venivano vendute bottiglie di alcolici con le effigi di Hitler.
A completare l'opera, l'azienda ha appena disdetto unilateralmente il contratto integrativo con i suoi dipendenti. Il Tutto mentre l'azienda festeggia in borsa un ottimo risultato di vendite e un aumento dei ricavi (LEGGI).
Insomma, Carrefour incassa ma non sembra curare molto la sua reputazione in termini di responsabilità sociale, pur essendo uno dei gruppi più grandi e potenti del mondo. O forse proprio per questo. di Adriano Botta
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