Il vicesegretario generale del Consiglio d'Europa, Maud de Boer-Buquicchio e Fanny Ardant, attrice e regista, hanno lanciato il 7 giugno a Roma la campagna in difesa dei diritti dei Rom de dei Sinti "Dosta!" parola che in lingua rom significa "Basta!". La campagna - iniziata da anni in tutta Europa e di cui la Ardant è testimonial - si prefigge infatti di combattere i pregiudizi e gli stereotipi contro i Rom e Sinti mostrando chi i Sinti e i Rom siano realmente. I Rom e Sinti europei sono un gruppo di circa 12 milioni di persone nei 47 Stati del Consiglio d'Europa ed in alcuni Stati dell'Europa centrale e orientale essi rappresentano oltre il 5% della popolazione.
Per il lancio della campagna in Italia, cui ha presenziato il consigliere del ministro alle pari opportunità Simonetta Matone, l'UNAR - organismo ministeriale italiano contro le discriminazioni - ha stanziato €200.000 finalizzati ad organizzare una serie di eventi nel nostro Paese per combattere il pregiudizio, come corsi per i giornalisti, premi per le scuole, le autorità locali e i giornalisti, manifestazioni artistiche e musicali in 30 città italiane, un finesettimana (già tenutosi a Bolzano) incentrato sulle tematiche rom e sinte organizzato dalla federazione 'Rom Sinti Insieme' e un altro evento simile che si terrà il 6-12 settembre a Roma, un Festival Dosta! che toccherà Rimini, Roma, Napoli, Bari, Milano, Pavia, Cosenza, Palermo...
Nel suo discorso, il vicesegretario del Consiglio d'Europa ha detto: "Un cinico disse una volta che il senso comune era solo un'altra parola per tutto il pregiudizio ha accumulato all'età di diciotto anni. Purtroppo, c'è molta verità in questa affermazione, soprattutto quando si tratta di atteggiamenti delle persone verso i Rom. Molte persone, in tutte le società europee, hanno il sospetto profondamente radicato e la paura dei Rom. Non sto parlando di estremisti che sono sempre alla ricerca di qualcuno da odiare, ma di persone comuni, che pensano a se stessi come buoni e moderati, e che non ammetterebbero mai o accetterebbero di essere chiamati razzisti. Eppure essi attraversare la strada quando vedono un Rom per la strada, protestano quando una famiglia Rom si trasferisce nel quartiere o lamentano la presenza di bambini rom nella scuola locale".
"Questo non è razzismo, diranno, questo è per la sicurezza, la buona educazione, i bisogni particolari dei bambini rom, i prezzi degli immobili o altre conseguenze" valutate in base al senso comune, ha sottolineato de Boer-Buquicchio, aggiungendo che effettivamente queste persone non possono essere considerate razziste, ma hanno comunque percezioni e quindi reazioni sbagliate. Infatti "Le loro percezioni e reazioni stanno contribuendo a costruire il muro di diffidenza, intolleranza e discriminazione tra le popolazioni di maggioranza e le comunità rom in Europa". di Gabriella Mira Marq
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