Il 2 luglio 2010 la Provincia di Roma, dopo un lungo e controverso iter, ha concesso l’Autorizzazione Integrata Ambientale all’inceneritore di rifiuti tossici e nocivi della Basf di Roma di via di Salone, 245.
L’inceneritore non si trova all’interno di una zona industriale, dove persone presumibilmente in buona salute trascorrono una parte limitata della giornata per non tutti i giorni dell’anno, ma ad alcune centinaia di metri dal villaggio attrezzato di via di Salone in cui vivono stabilmente all’aria aperta circa trecento minori di etnia rom.
Secondo le testimonianze raccolte dall’associazione “21 luglio” già da anni gli abitanti del villaggio hanno avvertito cattivi odori e lamentato problemi alle vie respiratorie per i fumi emessi dalla ciminiera dell’inceneritore.
L’impianto ha subito tra il 1999 ed il 2004 una serie di guasti: la rottura di un serbatoio di acido cloridrico, lo scoppio di un forno, un principio di incendio.
Nel settembre 2003 l’Istituto epidemiologico (Asl RME) ha presentato i dati analitici secondo cui la mortalità per tumore negli uomini dal 1987 al 2001 nel territorio circostante è del 30% superiore rispetto alla media di Roma
Il 3 novembre 2006 la Asl RMB ha pubblicato i risultati di alcune indagini.
Le indagini epidemiologiche hanno confermato, tra i dati del 2003, 8 su 9 decessi per Linfomi non Hodgkin (+156% rispetto all’atteso), ed evidenziato un maggior numero di tumori al cervello tra gli abitanti della zona.
Le indagini ambientali, hanno evidenziato concentrazioni di diossina da 5 a 20 volte superiori a quelle medie di altre zone italiane nella centralina posta a 300 metri dall’inceneritore. Le concentrazioni di palladio inoltre sono risultate doppie.
Alla luce di tali ricerche è ragionevole dedurre che il villaggio attrezzato di via di Salone sia situato in una zona di elevata ricaduta delle emissioni tossiche e nocive.
Il 26 marzo 2009, secondo la relazione fatta dalla’ASL RM B “si ritiene che le abitazioni e le diverse attività poste entro una distanza prudenzialmente stimabile in 500 mt. dal perimetro dello stabilimento si trovino, già in condizioni di normale esercizio degli impianti, nell’area di massima ricaduta di inquinanti pericolosi per la salute umana”.
Sempre la ASL RMB, in una nota inviata anche al dott. Angelo Scozzafava, attuale soggetto attuatore del Piano Nomadi della capitale, aveva già espresso la propria “contrarietà al rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’impianto di trattamento termico dei catalizzatori esausti, a causa del rischio per la salute pubblica che esso viene a determinare nel contesto urbanistico realizzatosi”. “Dovrebbe in ogni caso essere predisposto – continua la nota - un adeguato piano di informazione della popolazione sui rischi associati alle attività della BASF”.
Alla luce di quanto avvenuto l’associazione “21 luglio” manifesta profonda preoccupazione per l’impatto che le emissioni prodotte dall’ all’inceneritore di rifiuti tossici e nocivi della Basf ha avuto e continua ad avere sulla salute dei circa trecento minori residenti nel campo di via di Salone ed esprime una forte perplessità sulla reale attuazione di un piano informativo tra i residenti del villaggio attrezzato così come raccomandato dalle autorità sanitarie.
E’ opportuno ricordare che l’art. 24 par. 1 della Convenzione Internazionale di New York sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza stabilisce che “gli Stati parti riconoscono il diritto del minore di godere del migliore stato di salute” mentre la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea ribadisce il diritto di ogni minore “alla protezione” (art. 24).
L’associazione “21 luglio” sollecita:
- il Commissario straordinario per l’emergenza nomadi a Roma dott. Giuseppe Pecoraro a fornire le legittime risposte sugli eventuali rischi alla salute dei minori rom del villaggio attrezzato di via di Salone determinati dalle esalazioni tossiche dell’inceneritore della BASF;
- le istituzioni preposte all’attuazione del Piano Nomadi della capitale a non far venire meno l’obbligo di ispirare la scelta di collocazione di ogni insediamento abitativo attrezzato al Principio di Precauzione sancito già dal Trattato di Maastricht del 1992 e ribadito nei successivi documenti di politica ambientale – sanitaria della Comunità Europea al fine di assicurare ad ogni minore rom “le migliori condizioni di salute fisica e mentale che gli Stati siano in grado di garantire” (art. 12 par. 1 del Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali). di Associazione “21 luglio”
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