Radames Gabrielli, 55 anni, presidente della «Federazione Rom e Sinti Insieme», tra i promotori della manifestazione di oggi (ndr sabato 4 settembre) a Roma, è un italiano sinto di Bolzano, con origini austriache nel Südtirol. Musicista di professione, muratore saltuariamente e in nero per necessità, vive da sempre in una roulotte, come i suoi figli e i suoi nipoti, e al contrario dei suoi fratelli e sorelle che vivono in case, da sempre.
Quando nel 2008 a Cecina presentaste la vostra neonata Federazione che raggruppava 22 associazioni presenti in 12 regioni italiane, avevate grandi progetti e un obiettivo: recuperare un pieno protagonismo dei rom e sinti abbattendo lo stigma che ha trasformato un intero popolo in un «monumento moderno della segregazione» per usare le vostre parole. Presentaste allora un programma di lavoro articolato in 12 punti per battere razzismo e assistenzialismo. Quanta strada avete fatto da allora?
Non molta, siamo ancora ai primi passi. Con la Lega Nord e il Pdl al governo, in realtà, invece di andare avanti siamo andati solo indietro perché abbiamo trovato solo porte chiuse, ostacoli e difficoltà. Due anni fa andammo da Fini che ci accolse con tante belle parole, e tanti «sì,sì», ma poi non ci ha più chiamato. E il razzismo invece di placarsi sta dilagando a vista d'occhio, propagandato com'è dal governo italiano.
Maroni in Italia ma anche Sarkozy in Francia agiscono, secondo lei, inseguendo il razzismo dilagante nei rispettivi paesi o sono peggiori delle popolazioni che governano?
Sono i politici che istigano le popolazioni per conquistare voti e potere, perché è rassicurante votare qualcuno che ti indica un capro espiatorio: gli «zingari» come colpevoli di tutto. Se a Livorno abbiamo visto tentativi di linciaggio di massa di due rom dopo una rissa, è perché Sarkozy e Maroni stanno istigando tutte le popolazioni europee.
C'è una parola inflazionata che è «integrazione». «Impossibile», per alcuni, con gli usi e i costumi delle genti rom e sinte.
Io preferisco infatti parlare di «interazione». La maggior parte di noi italiani rom e sinti lavora, solo che quasi tutti lo fanno in nero perché è praticamente impossibile trovare qualcuno disposto a fare un contratto a un rom o un sinto. Integrazione non significa annullare la nostra cultura, la lingua, la tradizione, i costumi, e infatti in tanti anni non ha mai funzionato.
E allora, la vostra proposta sui campi?
Devono essere smantellati e al loro posto devono sorgere micro aree familiari per chi vuole vivere in roulotte, e dare appartamenti agli altri. E invece Maroni fa un salto indietro concentrando tutti i rom e i sinti in campi grandissimi solo per poterli tenere sotto controllo. Ovviamente chi non è abituato a vivere in casa ha bisogno di essere accompagnato per imparare a limitare certe «libertà» eccessive per un condominio o in città. Nel nord Italia più che al sud, per fortuna, ci sono tantissimi sinti che oggi vivono in casa anche grazie all'aiuto dei vicini che li hanno capiti e li hanno seguiti nel processo di adeguamento.
A Cecina, come in altri rendez-vous delle vostre associazioni, si è sottolineata però anche la necessità di lavorare all'interno delle popolazioni rom e sinte per sradicare la cultura dell'illegalità.
I miei figli per certi versi vivono un razzismo più feroce di quello che ho vissuto io da bambino, quando avevamo le classi separate. Chi delinque deve essere punito personalmente, ma non ne può rispondere l'intera famiglia o l'intera etnia. Chi vive accerchiato nutre solo odio e non sente ragioni. Così non si costruiscono le condizioni per cambiare nulla. di Eleonora Martini
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