La svolta xenofoba e razzista che sta dilagando in Europa colpisce oggi anche gli italiani che vivono nel nord della Lombardia e che votano in massa Lega Nord. Da alcuni giorni in Canton Ticino (Svizzera) è iniziata una campagna mediatica che definisce ratti gli italiani che da Como, Varese, Milano e Novara vanno a lavorare in Svizzera. Ecco il testo della campagna:
“Stiamo arrivando a quota 45.000 frontalieri, un quarto della forza lavoro in Ticino. Significa che tutti i ticinesi potrebbero lavorare, ma non possono farlo perché muratori, operai, camerieri, impiegati, infermieri, ricercatori, professori dalla vicina Italia, sottopagati e comunque ben contenti di portarsi a casa stipendi che al loro paesello nemmeno si sognano (adesso poi che l’euro è in caduta libera…) gli portano via il posto da sotto il naso. E non veniteci a dire che gli svizzeri non vogliono fare più certi mestieri: se non ci fossero migliaia di pendolari che giorno e notte arrivano da Como, Varese, Milano e Novara ad occupare fabbriche, negozi, banche (sono anche lì) e ristoranti, gli svizzeri sarebbero ben contenti di non andare a timbrare.”
Le immagini che hanno invaso le strade e i mass media sono indicative. Nei cartelloni ci sono tre topi. Anzi, tre ratti. Il primo si chiama Fabrizio, vive a Verbania, ma fa il piastrellista in Ticino. Il secondo si chiama Bogdan. È rumeno. Non ha né un domicilio, né un lavoro. Il terzo si chiama Giulio. E come Tremonti è un avvocato italiano. Sono loro i protagonisti, i ratti da eliminare.
Sul sito (http://www.balairatt.ch/), da poco attivo in rete, potete rendervi conto che il tono della comunicazione è esplicito e come alcuni commentatori hanno già affermato: forse un po’ troppo (?).
Quindi riassumendo, in Italia e soprattutto nelle “valli bossiane” c’è la stigmatizzazione dello straniero, del Rom, del diverso che diventa il capro espiatorio di questa crisi economica mentre in Svizzera…
In Svizzera la questione è un po’ diversa. L’attacco xenofobo contro i nostri concittadini “padani” è lanciato non certo per le ragioni esposte nella campagna (i ratti che si mangiano il formaggio svizzero) ma per difendersi contro l’attacco che l’Unione europea sta facendo al segreto bancario e ai “paradisi fiscali alpini”, come li ha definiti il Ministro Tremonti pochi giorni fa in un convegno.
Il meccanismo è chiaro e limpido: voi attaccate il caposaldo della nostra economia (il segreto bancario) e noi vi rispondiamo attaccando i vostri concittadini che vengono ogni giorno a lavorare qui da noi.
Significativo è certo il fatto che negli altri Cantoni nessuno si sia mai immaginato di fare una campagna simile contro i frontalieri tedeschi o francesi. Una ragione forse c’è, la Lega Nord nostrana ha di fatto promosso e aiutato la nascita di una formazione leghista in Ticino, ora stiamo raccogliendo i frutti di tanto “lavoro”: i nostri concittadini che lavorano in Svizzera (e ne conosco diversi che sono leghisti sfegatati) sono dipinti come dei topi, dei ratti!
Siamo vicini a quei nostri concittadini che purtroppo subiranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi soprusi e angherie e invitiamo il Ministero degli Esteri ad intervenire immediatamente ma chiediamo sempre a quei quasi 45.000 nostri concittadini che lavorano in Ticino di riflettere su quanti danni ha fatto la politica xenofoba prodotta negli ultimi anni dalla Lega Nord di Bossi. Forse bisogna smetterla di applaudire chi continua ad affermare: “padroni a casa nostra”. di Carlo Berini, Associazione Sucar Drom e Articolo 3 Osservatorio sulle discriminazioni
5 commenti:
Ciao Carlo...un paio di osservazioni:
1° negli altri cantoni non si sognano... uno di questi, i grigioni, confina con la lombardia e ha comunque dei lavoratori frontalieri...eppure nessun messaggio del genere.
2° Non noti la sottile differenza tra chi va a lavorare regolarmente e paga le tasse e i clandestini?
Vorrei ricordarti che la campagna che tu definisci erroneamente xenofoba è contro i clandestini(che sono fuorilegge che vanno forzatamente ad infrangere altre leggi con la complicità di persone che sfruttano questa situazione) e contro chi, nascondendosi dietro una scusa pseudoculturale, vive alle spalle d3ella società che non riconosce ma dalla quale vuole aiuti.
ciao Stefano, la lega nord ha "lavorato" in ticino e non in altri cantoni, mentre la campagna è rivolta contro i frontalieri italiani (nel testo del sito sono ben chiarite le città italiane da dove provengono i lavoratori) che non definirei proprio come clandestini.
Nella notte del 19 maggio 1945, dopo la Liberazione , una intera famiglia savonese di quattro persone, viene sterminata dopo essere stata sequestrata ed imprigionata dai partigiani comunisti.
Si tratta della famiglia Biamonti, Domingo il capofamiglia, Nenna Naselli Feo la moglie e la figlia Angiola Maria, una giovane studentessa di appena 23 anni, assieme a loro verrà assassinata anche la domestica Elena Nervo.
Per anni, nessuno avrà notizie di ciò che è accaduto , a causa del muro di omertà e di terrore alzato dopo il 25 aprile 1945 da appartenenti alla polizia ausiliaria partigiana per coprire i loro misfatti.
Poi grazie alle ricerche del fidanzato della ragazza ed agli sforzi coraggiosi di un magistrato e di un maresciallo dei carabinieri si troverà l’orrenda verità e verranno ritrovati i corpi.
Il titolo del libro, Campo A, fossa 12/14, fa riferimento al campo del cimitero di Savona, alla fila ed alla unica fossa, dove i quattro corpi furono nascosti nottetempo dai loro assassini, su questa fossa coperta frettolosamente, venne apposta in seguito una lapide fasulla con un nome di fantasia, per depistare le ricerche dei famigliari.
In buona sostanza, dietro il comodo scudo della Resistenza , alcuni partigiani comunisti avevano perpetrato un crimine inutile e odioso e ne avevano occultato le prove principali : i corpi. Molti beni della famiglia scomparsa furono rubati, si può facilmente immaginare da chi
Nel libro “Campo a, fossa 12/14”, scritto da Roberto Nicolick, viene quindi alzato un velo su di uno dei tanti crimini commessi nel savonese da una temibile banda di ex partigiani rossi, che agivano con determinazione spietata e violenza su persone inermi e assolutamente rette ed oneste che , come nel caso della Famiglia Biamonti, nulla avevano a che fare con la Repubblica Sociale.. Nel libro si possono seguire la sequenza delle indagini, le autopsie delle vittime dopo il ritrovamento, le sentenze di condanna e tutto l’evolversi della orrenda vicenda.
Il libro, con il patrocinio della provincia di Savona ,da poco stampato è acquistabile , nelle librerie di Savona, oppure può essere richiesto direttamente all’autore, scrivendo via mail a : robertonicolick50@alice.it, oppure chiedendolo via cell. al 3479140360.
Ciao Xpisp,
vivo in Ticino e la campagna xenofoba, dichiaratamente contro i frontalieri, cittadini del est ecc… é stata condannata persino da diversi membri dello stesso partito (udc) che ne é promotore. È volta a "far passare" il messaggio di “derattizzazione”, eliminazione e annientamento del fenomeno (frontaliero e/o straniero in generale anche perché i frontalieri non sono illegali) e dello straniero come “ladro, criminale ecc... “Gioca” (come diverse campagne dei partiti populisti tra i quali la lega “vostra”) sui sentimenti di paura dallo sconosciuto,sui stereotipi negativi enfatizzando e generalizzando “il caso”, sulle insicurezze della popolazione in pieno della crisi economica e spesso purtroppo raccoglie anche dei consensi (forse farò la mia tesi di laurea sul perché ci caschiamo ogni volta).
La quasi totalità dei partiti ticinsei e a livello della Confederazione Helvetica ha condannato e denunciato il messaggio razzista della campagna… speravo che almeno voi italiani (che adesso siete da l'altra parte) avrete capito e solidarizzato con chi è nella posizione sfavorevole (ad esempio i rom) ma constato che tu ti ostini a riconoscere il contenuto razzista anche in questo caso…. Inferisco allora (e mi rammarico di questo) che il tuo scopo (quando scrivi i tuoi commenti) è quello di ad ogni costo contraddire e basta….
Ciao Romano
In effetti far rilevare delle sottili differenze è contestare ad ogni costo!
In effetti far rilevare che mai è stata mossa una simile campagna in Italia contro i cittadini stranieri lavoratori è contestare ad ogni costo.
Far rilevare che un altro cantone confina con la lombardia e che accoglie lavoratori frontalieri senza però nessun problema(testimonianza diretta raccolta da amici) è contestare.
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