martedì 19 ottobre 2010

Per Maricica

Io non conosco il rumeno. Conosco però la lingua delle donne. Ed è attraverso questa lingua che ci fa sorelle che ti parlo.
Ho mille cose da dirti e in effetti non so da dove cominciare. Potrei iniziare dal fatto che quando tu sei finita in coma in ospedale, su internet ho letto commenti che ti hanno insultata in tutti i modi. E sai perché? Perché davanti a un estraneo dal quale ti eri sentita offesa tu non eri stata zitta, passiva a occhi bassi ma hai risposto, l’hai guardato dritto negli occhi e sei stata punita per questo.
Sono convinta che deve essere stato quello sguardo fiero che il tuo aggressore non ha sopportato. Ci sono pochi uomini che tollerano una donna che li guarda dritto negli occhi mentre gli dice quello che pensa.
C’è perfino chi ha messo insieme parole a caso per farci sapere come si deve comportare una signora. Chè non deve affrontare un bulletto che la insulta ma deve trattarlo come si conviene. Come nel 1800 quando ad una battuta irrispettosa al massimo le donne rispondevano con un lieve rossore sul viso.
Infine ci sono i bravi italiani che non ti hanno soccorsa immediatamente e quelle “brave persone” che riportano le parole del tuo aggressore dato che le tue non potremo mai sentirle.
Povero figlio, andava per i fatti suoi, e ha creduto che tu avessi qualcosa nella borsa. E può giocare con questo trucco facendo leva su mille pregiudizi perché tu sei rumena e lui romano, perché tu sei una di quelle che a roma non le possono sopportare e lui invece è uno di quelli che fa numero allo stadio e che gli danno la bandiera per rappresentare la patria. La loro patria. Non la mia. Perché la mia patria è dove stai tu. In quel posto a metà tra cielo e terra. Con la convinzione di meritare rispetto e la consapevolezza che per guadagnarmelo devo rischiare la vita.

Ti potrei dire che in Italia si sta combattendo una guerra. Se leggessi quello che certa gente scrive ti stupiresti di quanto possono essere orribili certi esseri umani. Chè sono sicura che da qualche parte c’è stato chi ha sperato che tu sopravvivessi perché la tua morte sarebbe stata una “sfortuna” per quel “povero ragazzo”, mica per te che te ne andavi o per la tua famiglia che t’ha perduto e non potrà mai più riaverti indietro.
Chi glielo spiega a tuo marito che la giustizia in questo paese ha due pesi e due misure e che se il tuo aggressore fosse stato rumeno l’avrebbero già condannato. Invece è un italiano, un cocco di mamma, un figlio della lupa e perciò bisogna dire che è stato sfortunato “povero fijo mio“. Come se tu fossi morta per fargli un dispetto. Un dispetto a lui, capisci? Per prenderti una rivincita su un tale che non t’ha lasciato difendere i tuoi diritti perché quando t’ha sentita parlare t’ha accoppata con un pugno. di Femminismo a Sud, continua a leggere...

1 commento:

xpisp ha detto...

posso solo dire una cosa: mi vergogno per quelle persone che difendono questo assassino, comprendo la madre che nonostante comprenda l'errore del figlio lo vede con amore...ma gli altri sono proprio incommentabili!!

Sull'indifferenza... posso solo dire che dal video ho notato che inizialmente la gente è lontana... e che spesso si ha il timore di mettere il becco nei fatti altrui e di prendersi una coltellata.
Non è una giustificazione... ma il nostro mondo regala anche questo!
Solo una cosa ..trovo discriminante dire " i bravi italiani che non ti hanno soccorsa immediatamente "..non credo ci fossero solo italiani... c'erano persone!